Misteri del talento orientale

Non si capisce come si siano arricchiti i miliardari cinesi. Capacità debbono averne, e come, dato che fino a qualche anno fa erano tutti poveri. Ma, Non si capisce come si siano arricchiti i miliardari cinesi. Capacità debbono averne, e come, dato che fino a qualche anno fa erano tutti poveri. Ma, allora, perché vengono in Italia per acquistare Inter e Milan? Com’è possibile – così intelligenti e in gamba come sono – che non si rendano conto che sono soldi buttati? Si vede lontano un miglio che sono, sì, squadre altolocate, ma indebitate, decrepite, sopravvalutate, instabili, quotate in borsa senza senso, dotate di giocatori capricciosi e inaffidabili. Forse è una sfida tra il loro talento imprenditoriale e l’arguzia dei patron italiani che sono parimenti nuovi ricchi. Verrebbe voglia di metterli sull’avviso, questi cinesi, che stanno per comprare una patacca. Tutti quei soldi buttati senza neppure la soddisfazione di essere, poi, primi in classifica. Infatti, appena cambiano scuderia, chissà perché, quelle squadre non vincono più. Se uno di noi fosse al posto di quei miliardari – ed è forse per questo che non lo siamo – acquisterebbe per quattro soldi il Sassuolo o il Cesena o l’Atalanta. E, con un decimo del costo delle grandi squadre, le porterebbe a competere con la Juve. Anzi, i più furbi tratterebbero il Carpi o il Frosinone, ancora più modeste, ma in ascesa. Che soddisfazione per una cittadina di provincia andare a vincere a Torino o a Milano. E, magari, col denaro che rimane – perché ne avanzerebbe tanto, tantissimo – potrebbero creare ospedali e istituti per bambini che non godono di buona salute. Non solo uno o due, tanti. Vuoi mettere, restituire il sorriso a un bimbo infelice, con un banale risultato sportivo, il più delle volte, per altro, truccato? Ma cosa vuoi spiegare a quegli insensibili. Queste cose solo gli italiani possono capirle. Forse non tutti. Almeno, qualcuno. Certo non i proprietari delle grandi squadre, che, anche in questo, rassomigliano molto ai cinesi. Idioti più pericolosi dei criminali Meglio imbattersi in un mafioso che in un cretino. Lo dice un vecchio proverbio siciliano di cui, probabilmente, c’è anche la versione meneghina. Citiamolo alla prossima incursione dei Black Block perché capiscano a quale categoria appartengono. Se si guardano allo specchio le scimmie piangono e si disperano, rendendosi conto di quanto sono brutte. Il dissenso è costruttivo, la violenza stupida. L’ISIS sarebbe più pericolosa se coltivasse l’arte e rispettasse le vestigia del passato. A Milano hanno rotto un po’ di vetri e deturpato in qualche punto la città. In 24 ore, però, è tornato tutto a posto. Più grave è che abbiano vanificato la contestazione, che forse conteneva anche un messaggio positivo. La stupidità è sempre complice dell’ingiustizia, come pure la nostra ingenuità. NoExpo è contro i vergognosi ritardi nell’allestimento dei padiglioni, l’acquisto di terreni – anziché l’esproprio – al quintuplo del loro valore reale, lo sfruttamento del lavoro dei giovani, l’ostinata assenza dello stato. I giovani manifestanti segnalavano la corruzione che fingiamo di combattere, ma che, in realtà, è intoccabile perché annidata ai vertici del paese. Adesso, grazie alla provvida azione dei vandali, non si valutano più le responsabilità dei disonesti che gestiscono il potere, ma le scritte con la vernice. Dovremmo sfilare contro ladri, corrotti e sfruttatori, che impoveriscono Milano. Invece, li legittimiamo, preoccupandoci di qualche vetro rotto. La Storia non più maestra ma alunna Lasciamo perdere quello del secolo scorso, ormai dimenticato, ma non è bastata neppure l’esperienza dell’ultimo ventennio. Sembra che l’Italia senta proprio il bisogno di chi dica solo di sì. Il no intralcia i progetti del potere. L’ubbidienza, che, per la verità, è sempre stata tacitamente gradita, adesso, con l’Italicum, è addirittura istituzionalizzata. Infatti, il capolista bloccato, cioè nominato dal burattinaio, indica che il dissenso è bandito dalla politica, come nelle dittature. Siamo al 68° posto nella graduatoria dei paesi più corrotti. Saremo ancora più in basso per il livello di libertà. Tra sei o sette anni la Corte Costituzionale, che per il momento ha questioni più urgenti da risolvere, dirà che la legge non è conforme alla Carta dei valori fondamentali. Ma sarà troppo tardi. Purtroppo la democrazia non sopravvivrà così a lungo. Si sperava nell’autorevole intervento del capo dello stato, magari scritto, visto che non parla. Non abbiamo più neppure questa garanzia. Anche il giudice sembra simpatizzare con i trasgressori. Alla Camera quasi tutti esultano, cagnolini e aspiranti, al discorso del bivacco. Non sanno che l’infausto voto prepara un’aula sorda e grigia dove dalla prossima legislatura si riuniranno manipoli di deputati compiacenti. La dignità, ovviamente, non è contemplata tra i requisiti attitudinali. È preferito chi scodinzola. Un’escalation senza felicità Solo chi non è aristocratica può diventare una principessa perfetta, come oggi Kate, un tempo Grace, alcune regine nate borghesi…. Perché recitano, si controllano continuamente, cercano di non commettere mai errori, sono ubbidienti ai mariti. Debbono tenerseli buoni perché senza di loro tornano a essere le ragazze anonime di un tempo. Diciamo la verità, non vivono, non sono neppure donne. Quindi, non vanno ammirate, come stoltamente facciamo, ma compiante. Sono ragazze che, per mascherare l’escalation sociale, si esibiscono e aspettano l’applauso di chi è affascinato della perfezione che hanno raggiunto nell’arte di fingere. Per di più appartengono a quella categoria di giovani avvenenti ma squallide che improvvisamente, per ambizione o vanità, sempre per interesse, raramente per amore, scelgono di vivere in modo innaturale, nel personaggio di un’altra. Rinunciano persino alle gioie della femminilità. Non potendo fare una passeggiata in centro, né guardare le vetrine o andare al cinema e neppure divorziare, debbono starsene a casa come se fossero “agli arresti domiciliari”. Le principesse vere, invece, quelle di sangue reale, che ci sono nate, possono essere ribelli, perché hanno una propria identità, comunque si comportino. Non concorrono a giudizi degli altri, che, anzi, le infastidiscono. Sono naturalmente diverse dalle ragazze che assumono comportamenti aristocratici. Perché non vogliono piacere, né essere compiaciute e neppure approvate. Sono loro a stabilire la morale e anche a dettare la moda, a scegliere di chi innamorarsi e come essere felici, perché libere di vivere come credono. Senza dovere fingere, come sono costrette le neofite della nobiltà, nel ruolo di personaggi che esistono nelle favole e che ormai affascinano solo gli adulti. I bambini, più intelligenti, sanno che nella realtà una siffatta principessa sarebbe ridicola, come pure chi l’ammira. Povero De Coubertin Blatter e Platini hanno preso l’appalto del Calcio a vita, come se fosse un loro diritto naturale, come se lo meritassero, come se fossero insostituibili. E, magari, lo sono. Perché, se no, gli altri glielo consentirebbero? Siccome le cose vanno malissimo – anzi, di male in peggio – la responsabilità è dei tifosi, della criminalità che si è infiltrata nelle scommesse, di chi trucca i risultati, della perdita dei valori, del razzismo negli stadi…. Insomma, di tutti tranne di loro due, che non hanno saputo prendere una sola iniziativa per fare in modo che lo sport non sia più violenza, né raggiro, e neppure imbroglio e, meno ancora, interesse privato…. Anzi – ma è certamente una coincidenza – sembra che tutto questo sia cominciato proprio con la loro gestione. Se non ci fossero tanti quattrini che vorticano nell’ambiente, sarebbe naturale chiedersi perché questi due individui stiano ancora ai vertici di istituzioni ormai putride. Il denaro al giorno d’oggi altera diritti e doveri. In realtà, la vera colpa è di chi li elegge – anche loro corrotti – e, nonostante i risultati disastrosi, li riconferma ogni anno. Tutti cointeressati con quel potere intoccabile? Chi è il burattinaio che muove i fili? In Italia non possiamo vantarci di andare meglio. Tanto è vero che rimpiangiamo Abete, che non era migliore, ma, almeno, presentabile. Non solo il Calcio, anche lo Sport è affidato a incompetenti e inetti che hanno fatto un’escalation senza averne i meriti. Da un po’ di tempo la società occidentale, soprattutto l’Italia, premia i mediocri perché non risalti troppo l’inefficienza di chi gestisce le nostre vite.