Il console des Roziers a Palermo per un incontro col politologo Kepel

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Recente incontro istituzionale , a Palazzo delle Aquile, dove il sindaco Leoluca Orlando ha ricevuto Gilles Kepel, politologo, orientalista e accademico francese, specializzato negli studi sul Medio Oriente. Presente all’incontro il console generale di Francia a Napoli, Laurent Burin Des Roziers e Federica Frediani, Program Manager del MEM Platform Educational della Università della Svizzera in Italia. “È ancora conferma – ha dichiarato Orlando – del ruolo di Palermo come luogo di riferimento per il contributo dato ogni giorno ad un Mediterraneo di pace che il prof. Kepel auspica con una rigorosa analisi e denuncia di ambiguità nel Medioriente e nel Mediterraneo”. Il sindaco ha ringraziato Gilles Kepel “per l’apprezzamento espresso per il cambiamento di Palermo che ha scelto di essere città dei diritti e di pace”. Gilles Kepel è recente autore di “Uscire dal caos”: “ Mi è già capitato di affermarlo altre volte – ammette – ma adesso faccio sul serio: con la sconfitta militare del Daesh si è conclusa la stagione di cui sono stato testimone”. Più che una ricapitolazione, però, il presunto volume d’addio ha tutta l’aria di un rilancio. “Uscire dal caos “ (traduzione di Federica Frediani, Raffaello Cortina Editore, e passa in esame “Le crisi nel Mediterraneo e nel Medio Oriente» nell’arco di tempo che va dagli anni Settanta alla cronaca degli ultimi mesi. La sintesi del libro è già di per sé molto autorevole, perché porta la firma di uno dei più affermati studiosi del mondo arabo (in realtà la definizione che Kepel predilige è quella, classica, di “orientalista”), tra i primi in assoluto a concentrarsi sul fenomeno dell’islamismo e, più in generale, a teorizzare La rivincita di Dio:così, nel 1991, un suo celebre saggio definiva il ritorno dell’elemento religioso sulla scena internazionale. Negli ultimi anni Kepel (che nei giorni scorsi ha presentato Uscire dal caos al Festivaletteratura di Mantova) si divide tra l’École Normale Supérieure di Parigi e l’Università della Svizzera Italiana, dove è responsabile di una piattaforma per il confronto tra l’Europa e il Medio Oriente: “ Con una particolare attenzione ai giovani imprenditori – sottolinea , abbiamo il dovere di costruire ponti tra una riva e l’altra del Mediterraneo. Ciascuno con i propri mezzi, è chiaro. Papa Francesco, per esempio, segue la strada del dialogo interreligioso, della quale la recente Dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza universale rappresenta un momento fortemente simbolico. Determinante, anche se non sempre avvertito. Ricordo il clima che si respirava in Siria nel 1974, all’epoca del mio primo viaggio in quel Paese. C’era molto orgoglio per “la guerra di ottobre”, come la si chiamava allora, e che oggi perfino gli arabi chiamano “la guerra del Kippur” anziché “guerra del Ramadan”. Ancora non era chiaro che nel conflitto del 1973 contro Israele non era stata la Siria a vincere e neppure l’Egitto, ma l’economia fondata sul greggio. Nel momento in cui assumevano il controllo della regione attraverso i petrodollari, i sauditi rafforzavano la loro opera di promozione del rigorismo religioso wahabita, dando luogo all’alleanza tra il Corano e il barile destinata a dominare i decenni successivi. Ma questo connubio ora è oggetto di negazione, come dimostra appunto il rifiuto di chiamare con il suo nome la guerra del ’73’.