Campania-Giappone
150 anni di affari

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A cura di Alfonso Vitiello Nel 2016 ricorrono i 150 anni di relazioni diplomatiche con uno dei più bei popoli del mondo. Gli italiani, e in particolare i napoletani, dal 1883 a A cura di Alfonso Vitiello Nel 2016 ricorrono i 150 anni di relazioni diplomatiche con uno dei più bei popoli del mondo. Gli italiani, e in particolare i napoletani, dal 1883 a oggi godono di una simpatia senza uguali: il nostro Paese occupa il primo posto nella classifica delle potenze e dei popoli più simpatici ai nipponici. L’Italia è il paese d’Europa che, per la natura del suo suolo, per l’indole dei suoi abitanti e per le sue tradizioni storiche e politiche, assomiglia maggiormente al Giappone. Al nostro Paese viene riconosciuto il primato, fin dall’antichità, per le scienze e per le arti; e che è da qui che si è irradiata la luce di quella civilizzazione che forma la forza e la grandezza dei popoli d’Europa. “Verso l’Italia e non altrove – troviamo scritto, già nel 1884, sullo Shinbun, il maggior quotidiano giapponese, – dobbiamo dunque volgere i nostri sguardi per attingere esempi di sapienza e di virtù”. E il Primo ministro Inoue afferma, nel 1887: “Vera amica del Giappone, senza secondi fini, è la Gran Madre delle nazioni occidentali dalla quale esempi debbono essere cercati.” A Yeddo, il 25 agosto del 1866, corrispondente al sedicesimo giorno, settimo del mese del secondo anno Ke-o (anno della tigre), viene siglato il primo trattato di amicizia e di commercio fra il Regno d’Italia e l’Impero del Giappone. A siglarlo, su mandato di Alfonso la Marmora è il comandante della corvetta Magenta, Vittorio Arminjion. Risale al 1871 la prima missione giapponese in Italia (che toccherà anche la Campania, con tappe a Caserta, Napoli, Ercolano e Pompei). Guidata dall’ambasciatore Iwakura Tomomi, vi partecipano vari ministri, e si conclude con uno strepitoso successo. Ne nascono floride e importanti relazioni in tutti i capi, da quello artistico-culturale a quello scientifico-tecnologico. Ma soprattutto si crea una corrente di grande simpatia e rispetto reciproco sia in campo commerciale che politico. Intanto la colonia italiana in Giappone cresce: mel 1873, per la metà, è formata da napoletani che a Nagasaki e Kobe che hanno avviato un fiorente commercio di di sete e corallira. Nel 1912 saranno 15 le ditte di corallo provenienti da Torre del Greco: i torresi, attraverso la Banca Mitsui e la controparte Banca di Credito Popolare, monopolizzano il commercio del corallo contribuendo alla nascita di una nuova classe di manager e allo sviluppo dell’economia del Napoletano.