Confindustria Salerno, Prete all’assemblea dei 100 anni: Pmi assediate. Il futuro è green

124
In foto Andrea Prete

“Siamo in stagnazione e la cosa che maggiormente preoccupa è la totale indifferenza verso la crescita zero dell’economia”. Ad affermarlo, nel corso della relazione svolta in occasione della celebrazione dei 100 anni dell’Associazione, è il presidente di Confidustria Salerno, Andrea Prete. “In soli 12 mesi – ha spiegato – è crollata dal 31% al 6,3% la percentuale di investitori industriali che ritiene l’Italia più attraente rispetto ad altri Paesi europei, mentre cresce in maniera vertiginosa (dal 16,7% al 60,4%) la percentuale di chi ritiene che il Paese sia diventato meno attraente. È una nuova cattiva notizia? Purtroppo no. Noi che qui viviamo, investiamo, produciamo e assumiamo, sappiamo bene che il nostro Paese non è attrattivo nemmeno per noi italiani”.
Dopo aver rivendicato il ruolo delle imprese nella tenuta, malgrado tutto, del Paese e del made in Italy nel mondo, il presidente di Confindustria Salerno ha ricordato “il clima di assedio in cui sono costrette ad operare” e come esse siamo da sempre al servizio del territorio…nonostante troppi vincoli, numerosi e spesso ridondanti adempimenti, tempi lunghi per far tutto e tasse inique” e dovendo operare in un contesto “in cui l’incertezza politica è stata l’unico elemento stabile”.
Il nemico numero uno, per Prete “resta l’eccesso di burocrazia, letteralmente il «potere degli uffici». La via per comprendere quanto sia profondo questo male è una sola: provare a fare qualcosa. Il paradosso è che più si vuole fare, più ci si scopre prigionieri. Il costo in capo alle imprese è esorbitante: secondo un recente studio (ottobre 2019) del The European House–Ambrosetti, «l’intero sistema imprenditoriale italiano spende oltre 57 miliardi di euro all’anno per espletare gli adempimenti, i permessi e tutte le pratiche burocratiche richieste dall’amministrazione pubblica».
“Di semplificazione – ha continuato il leader degli imprenditori salernitani – le aziende hanno assoluto bisogno, specie in materia di finanziamenti pubblici, che per lo più funzionano come un concorso, con istanze di contributo, commissioni, verifiche, graduatorie, assegnazioni di fondi e controlli successivi. Una pratica di finanziamento parte dall’impresa, dal cittadino o dal loro professionista, e passa per decine di mani. Non sarebbe molto meglio applicare criteri automatici per l’attribuzione del contributo, con l’aiuto della tecnologia e di algoritmi? Abbiamo provato a censire gli adempimenti cui sono sottoposte le imprese: 22 pagine di documenti da presentare in materia ambientale, privacy, lavoro, sicurezza, export, solo per tenere conto di aree trasversali alla gran parte di esse. Atti ridondanti, spesso di difficile interpretazione, tanto che le verifiche ispettive il più delle volte non sono oggettive”.
“In questo quadro con pochissime luci e molte zone d’ombra – ha affermato Prete – , la frontiera della sostenibilità ci sembra una via praticabile per agganciare il futuro. Sul terreno della sostenibilità, l’Italia sta già facendo la sua parte. Sempre più imprenditori, infatti, scelgono la strada green e lo fanno adottando un modello che fonde insieme qualità, bellezza, innovazione, rispetto dell’ambiente e coesione sociale. I dati Unioncamere ci dicono che quasi il 25% delle imprese industriali e terziarie hanno scommesso sulla green economy, innovando. Un’azienda green su 4 ha introdotto tecnologie 4.0. In più puntare sull’economia verde paga. Queste realtà imprenditoriali hanno, infatti, una migliore presenza sui mercati esteri, assumono di più e sono più competitive rispetto alle altre. Bene, pertanto, spingere sulla economia circolare che può essere uno dei driver per innovarsi e crescere, anche al fine di incentivare l’utilizzo delle materie prime secondarie”.

Scarica l’abstract della relazione