Piccola in convegno a Venezia
Funari: Old economy innovativa

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Come si vince la sfida dei mercati internazionali? E come sono attrezzate le imprese campane per essere competitive in un contesto dove l’innovazione fa la differenza? Come si vince la sfida dei mercati internazionali? E come sono attrezzate le imprese campane per essere competitive in un contesto dove l’innovazione fa la differenza? Andrea Funari, presidente del comitato Piccola Industria di Confindustria Campania, traccia con Il Denaro un quadro di sintesi e prospettiva del mondo locale delle Pmi. E avverte: “L’innovazione è un elemento che sta aiutando le nostre aziende a uscire senza danni permanenti da sette anni di gravissima crisi economica ma non facciamo l’errore di pensare che tutto si riduca al sistema delle start-up”. Per essere ancora più chiaro Funari dice che “in un sistema come il nostro, dominato da imprese che appartengono alla cosiddetta old economy, a fare la differenza è la capacità di ristrutturare e ammodernare, abbandonare le vecchie produzioni per immettere sul mercato nuovi prodotti e in alcuni casi anche nuovi processi, attrezzarsi per vendere in tutto il mondo e non essere più legati esclusivamente a una domanda interna ormai quasi azzerata”. Questo, se vogliamo, è un punto di vista esclusivo che viene fuori dal Convegno Biennale della Piccola Industria di Confindustria, organizzato in questo fine settimana a Venezia presso l’Hilton Molino Stucky e intitolato “Il Rinascimento è l’Impresa. Per una nuova economia della trasformazione”. “C’è poi il discorso delle Pmi che erano innovative già prima della grande crisi – spiega Funari – e che hanno così resistito meglio delle altre alla recessione”. In questo scenario l’associazione degli imprenditori prova a fare la sua parte. “Noi, in Campania, siamo particolarmente impegnati sul fronte dello snellimento delle procedure burocratiche regionali e sulla velocizzazione dei tempi per pratiche amministrative e autorizzazioni”. Ma sembra di capire che c’è anche altro. “Il credito – conclude il presidente regionale della Piccola Industria – è una leva fondamentale e credo sia necessario impegnarsi per capire in che modo le banche, anche utilizzando i fondi del Quantitative Easing, possono contribuire a rilanciare l’economia”. Da Venezia uno sguardo verso il futuro Il presidente nazionale della Piccola Industria, Alberto Baban, nella giornata inaugurale del Convegno si sofferma sul ruolo delle piccole e medie imprese nel contesto dell’economia nazionale. “Le Pmi continuano a generare più della metà (il 53 per cento, ndr) dell’export nazionale – dice – e la nostra forza sta nella capacità di partecipare indirettamente alle catene globali del valore, come fornitori e spesso in posizione strategica”. Baban dichiara inoltre che “in questi anni gli imprenditori hanno continuato a investire a ritmi infernali (nel 2013 il 23 per cento del valore aggiunto nel manifatturiero rispetto al 13 per cento medio di Francia e Germania, ndr) e a innovare costantemente, così come hanno continuato a innalzare la qualità dei prodotti con un tasso del 25 per cento, secondo l’indicatore elaborato dal centro studi di Confindustria, contro il 13 per cento della Germania”. Baban si sofferma poi sugli effetti che le inefficienze del Paese producono sul prodotto interno lordo. “La burocrazia – spiega – ci costa un mancato aumento del Pil nella misura del 4 per cento, la scarsa dotazione infrastrutturale il 2 per cento, l’insufficiente concorrenza sui mercati l’11 per cento e i ritardi nel potenziamento del sistema di istruzione il 13 per cento”.