“Oltre la linea gialla” di Marisa Papa Ruggiero, l’anestesia emotiva dell’oscuro male di vivere

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di Fiorella Franchini

“Spesso il male di vivere ho incontrato” e l’ho riconosciuto tra le pagine del nuovo romanzo di Marisa Papa Ruggiero, “Oltre la linea gialla” edito da Divinafollia con il quale conduce il lettore dentro un intricato universo narrativo in cui s’intersecano diversi piani di lettura. Due protagoniste: Vera e Sara, ognuna con la propria individualità. “In una – spiega l’autrice che è scrittrice, poeta, artista visiva – c’è fuga e dispersione, nell’altra, ripiegamento su se stessa”. L’amicizia è il sottile filo che le lega, ma la seconda ha una sua corporeità e rappresenta l’Io narrante, la prima è presente solo nello sguardo di Sara che la evoca. Un racconto cha ha la suspense del thriller costruito intorno alla scomparsa di Vera e la tensione interiore del dramma psicologico focalizzato alla ricerca, allo sforzo di capire i motivi personali dell’assenza, al tentativo di comprendere le ragioni intime dell’indagine condotta da Sara. Le personalità delle due figure femminili, “opposte e speculari” s’intrecciano e si riflettono dentro la trama come in un gioco di specchi. La scrittura raffinata e simbolica dell’autrice riesce a realizzare una forma di racconto in cui i ruoli, le immagini, i pensieri, si sovrappongono, poi si allontano e di nuovo si sfiorano, creando un pathos coinvolgente. La tecnica è quella del monologo interiore, una voce narrante che svolge i pensieri di Sara senza interlocutore come tra sé e sé, un discorso che comprende memorie, emozioni, zigzagando tra un tema e l’altro, si fonde con il flusso di coscienza consistente nella libera rappresentazione di riflessioni e idee, così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzate logicamente in frasi. La soggettività di Sara emerge gradatamente, anche con intarsi metatestuali in corsivo, insieme ai conflitti interiori, alle emozioni, ai sentimenti, alle sensazioni. Passato e presente e la casualità del discorso mentale arricchiscono il viaggio dentro la coscienza con intuizioni e oggetti legati alla sfera sensoriale; spuntano back-story, storie dietro alla situazione contingente e ne deriva un approfondimento intimo dell’aspetto psicologico che permette di assimilare le motivazioni e come ciò che è trascorso ha plasmato le attuali percezioni cognitive. “Nel flusso indefinito del tempo e degli stati d’animo, gran parte della storia è incisa nei sensi. E cose di nessuna importanza, insostituibili, ritornano così all’improvviso, in un caffè d’inverno”, scrive Banana Yoshimoto. Questo coinvolgimento psichico diretto rende il lettore più vicino ai personaggi stessi, lo rende capace di comprendere le meccaniche della loro mente. Un dialogo continuo di Sara con se stessa e con l’altra, che non tace mai, che scava intrinsecamente alla ricerca di un senso ultimo, in uno stato di smarrimento, che suscita effetti di luci e ombre, presagio di un vuoto immenso. “Il romanzo mette in scena in modo incessante questo movimento tra tensione e desiderio, fino a disegnare un mistero, un enigma, il segno di una forte inquietudine. In ogni pagina si percepisce angoscia e minaccia, qualcosa che può accadere di irreparabile…” ha osservato Floriana Coppola. Con l’obiettivo puntato selettivamente sull’interiorità e sulle interazioni umane, “Oltre la linea Gialla” si carica di profonde metafore filosofiche: solitudine, incomunicabilità, senso del tempo e dell’esistenza. Sara e Vera, ognuna per se, vivono in uno stato di anoressia emotiva, che ha esiti diversi. In Sara l’anestesia da ogni qualsiasi emozione la conduce a una vita ovattata, le emozioni sono lentamente ridotte verso una media che preserva dai bassi e non permette di vivere gli alti, un’esistenza grigia, marchiata da una grave perdita, uguale, senza acuti, ma che le consente di sopravvivere agli scompensi. Vera, al contrario, non riuscirà a controllare la disperazione, la sensibilità di artista, l’ossessiva ricerca della perfezione artistica e andrà oltre la linea gialla. Marisa Papa Ruggiero offre al lettore un luogo dove mettere alla prova la propria emotività, un percorso narrativo a tratti destabilizzante che, tuttavia, può far costruire, attraverso le suggestioni della parola, il senso della propria identità, nella scia delle forme culturali più contemporanee in cui anche la narrativa è un’operazione socialmente legittimata di elaborazione delle nostre ansie e paure collettive.