Politici e imprenditori:
gli uomini di De Luca

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Alla fine son tutti (o quasi) deluchiani. Eppure ci son voluti 77 giorni, due mesi e mezzo circa, quattro slittamenti di voto e un’infinità di riunioni Alla fine son tutti (o quasi) deluchiani. Eppure ci son voluti 77 giorni, due mesi e mezzo circa, quattro slittamenti di voto e un’infinità di riunioni di partito per dare al sindaco di Salerno la certezza della ricandidatura. La sua posizione è rimasta in bilico fino all’ultimo a causa di quellamacchia che ha sporcato la campagna elettorale. Una sentenza che Vincenzo De Luca ha cercato di lavare ad ogni appuntamento. “Sono stato condannato per aver usato un termine sbagliato, manager al posto di dirigente. Accade solo in Italia. Ma il Tar mi darà ragione”, ha continuato a ripetere in giro per la regione. Lo ha detto anche dopo la schiacciante vittoria alle urne contro Andrea Cozzolino, quando il Pd si è trovato di fronte l’imbarazzante problema della Legge Severino. E allora son dovute intervenire parole dall’alto per dissipare ogni dubbio. “De Luca è il nostro candidato. Discorso chiuso” ha detto pochi giorni fa il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, colui che per tutti i 77 giorni ha cercato la soluzione “unitaria” alternativa al sindaco sceriffo. Come Guerini, tanti oggi si affrettano a manifestare il proprio sostegno a De Luca. Eppure la storia di queste elezioni dice qualcosa di diverso. Racconta di una direzione regionale del Pd sostanzialmente spaccata, incapace di decidere per mancanza di numeri. Se il sindaco di Salerno può oggi brindare al raggiungimento del primo obiettivo, ossia la candidatura, è perché dalla parte sua c’è stata una forte spinta popolare, un gradimento trasversale che ha abbracciato pezzi della società civile, dell’imprenditoria e della politica (anche quella culturalmente fuori dalle vicende del centrosinistra) ma anche l’ostinazione di pochi fedelissimi che hanno tenuto la barra dritta sulle Primarie. E’ il caso, a Napoli, dei consiglieri regionali Mario Casillo e Tonino Amato, dei deputati Teresa Armato e Massimiliano Manfredi, dell’ex senatrice Graziella Pagano, del responsabile Pd dei Forum partenopei, il commercialista Umberto De Gregorio, tra i deluchiani della prima ora. A Caserta è sceso in campo l’europarlamentare Nicola Caputo, a Benevento la consigliera regionale Giulia Abbate, l’ex presidente della Provincia sannita Carmine Nardone col figlio Francesco; ad Avellino l’ex senatore Enzo De Luca, che è anche responsabile regionale del programma e delle alleanze del Pd. Di Salerno inutile parlarne: pochi erano contrari al sindaco e tra questi il deputato Simone Valiante e l’eurodeputato Guglielmo Vaccaro. Il gruppo liberal A suo sostegno da subito invece il gruppo Liberal Pd formato da Ernesto Paolozzi, Alfredo Nazzaro, Antonio Guariglia. “Lo abbiamo appoggiato volentieri – dice Paolozzi – perché rappresenta in questo momento per la Regione Campania una svolta. Il suo programma prevede interventi fondamentali sulla sburocratizzazione del sistema di cui l’Italia e il Sud hanno bisogno. Così come la nostra regione ha bisogno di persone coraggiose come De Luca, in grado di assumere decisioni senza condizionamenti e di prendersi le loro responsabilità. Mi dispiace che a livello romano non si siano accorti che queste primarie non sono state la guerra tra due spezzoni della vecchia nomenclatura ma del confronto tra visioni diverse della politica. E in tal senso il più renziano è sicuramente il sindaco di Salerno, capace di saltare i vecchi apparati. Vada come vada – conclude Paolozzi – una vittoria politica da parte sua già c’è stata perché niente rimarrà come prima nel Pd e in regione.Vittoria franca, indiscutibile e ottenutanel pieno rispetto della democrazia”. Un successo raggiunto anche grazie ai voti di chi solo negli ultimi giorni ha sciolto le proprie riserve a favore del candidato salernitano. Decisivo in tal senso è stato il ritiro di Gennaro Migliore, a cui i renziani avevano chiesto di scendere incamponella speranzadi compattare le aree e scalzare i più temibili concorrenti. Si dice che la deputata Pina Picierno, la prima ad esser buttata nella mischia dalla Fonderia a inizio ottobre per contrastare l’avanzata deluchiana, abbia fatto voti per il sindaco sceriffo a Teano, suo paese natale. Allo stesso modo pare essersi mosso il parlamentare Salvatore Piccolo, anche lui rimasto inbilico per tanto tempo. Chi ha fatto un giro per i seggi a Napoli, poi, ha potuto di certo notare l’attivismo degli uomini vicini all’eurodeputato Massimo Paolucci, che recentemente ha annunciato l’addio al Pd: le preferenze nei presidi di Soccavo e Pianura parlano a favore di De Luca. Insomma il sindaco ha vinto perché ha recuperato consensi in corso d’opera ma anche perché ha saputo lavorare bene sul territorio. In lui evidentemente ha creduto anche una parte consistente della borghesia del mondo produttivo campano. La società civile Si sono schierati con De Luca ampi pezzi della società civile: i fautori di Cittadinanza attiva, Edvige Nastri, Francesco Iannello e Fortuna Longobardi, il commercialista Igino della Volpe, ma anche pedine importanti della galassia arancione (come Marinella de Nigris , che attualmente guida le Terme di Agnano). Poi c’è la schiera dei docenti: gli architetti Aldo Loris Rossi e Nicola Pagliara, Alfredo Contieri, professore di Diritto amministrativo e Mario Raffa, docente di Ingegneria Gestionale della Federico II al quale De Luca avrebbe assicurato un posto da assessore in Giunta con delega all’Innovazione. I capitani d’azienda Non è un mistero che De Luca coltivi da tempo buoni rapporti con imprenditori forti del salernitano. Sostenitore della prima ora è Andrea Prete, ex presidente di Confindustria Salerno e titolare dell’Imc, azienda che produce cavi per le tv satellitari.Tra i supportes anche Agostino Gallozzi, presidente della Sct Salerno Container Terminal, Antonio Ilardi, patron della Polo Nautico e numero uno della società di gestione Aeroporto di Salerno Costa d’Amalfi spa e Peppe Di Martino nuovo proprietario del Pastifico Amato. Non è passata inosservata, inoltre, la presenza di Aniello Aliberti, ex patron della Salernitana, in uno dei tanti appuntamenti della sua campagna elettorale. Anche a Solofra, in provincia di Avellino, il sindaco ha fatto tappa e pure lì, nel distretto della Concia, il risultato delle urne è stato plebiscitario. A Napoli si è adoperato per lui il patron dell’Arenile, Umberto Frenna. Nel capoluogo campano è nota l’amicizia storica tra De Luca e il numereo uno di Atitech Gianni Lettieri che nel 2007 – molti dicono – fu determinante per la vittoria al Comune contro Alfonso Andria, sostenuto dal centrosinistra. Oggi i due siedono su sponde opposte dell’arco politico e per questo l’imprenditore vicino a Berlusconi ha preferito rimanere fuori dalla contesa. Nessun endorsment a favore di De Luca. La stima, però, quella resta.