L’agnello sacrificale sull’altare della tecnologia

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Dal tempo della fabbrica fordista in avanti, l’industrializzazione ha spezzato il legame tra chi svolge una prestazione e il soggetto che ne usufruisce, tra il lavoratore e il cliente. Il primo vede allontanarsi la figura dell’acquirente mentre il secondo vede allargarsi il suo raggio d’azione e il suo potere di negoziazione con l’impresa rafforzarsi, usufruendo delle nuove tecnologie digitali che danno accesso velocemente a maggiori informazioni. Derubati del potenziale imprenditoriale insito nel lavoro, per i dipendenti il campo operativo si è ristretto alla mera esecuzione dei compiti assegnati dall’impresa che li ha assunti. Viviamo oggi nel tempo dell’intelligenza artificiale (IA) in cui, se messo a servizio delle macchine che apprendono, il lavoratore subirà una seconda retrocessione. Il lavoro si ridurrà e si smorzerà il suo reddito, poiché sempre più soldi saranno destinati alle nuove tecnologie il cui ciclo di vita si abbrevia mentre i loro prezzi calano. Conseguentemente, si fa forte la tentazione di sacrificare sull’altare della tecnologia l’agnello dell’investimento nella formazione e riqualificazione delle risorse umane.

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