Modalità d’azione

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L’altro giorno è stata intercettata una busta con un proiettile calibro 9 indirizzata a Matteo Salvini e sequestrata dalla polizia di Stato. Un gesto alquanto estremo che il vicepresidente del Consiglio dice di non temere. Oltre alla pericolosità della cosa in sè, è un segnale preoccupante di come si radicalizza il dissenso. Questo mi fa capire due cose: la prima è che la gente risulta incoerente perché il giudicare sbagliato un comportamento altrui non legittima a commettere un altro sbaglio; la seconda, più preoccupante, è che in molti credono che suscitare terrore e usare metodi minacciosi sia l’unico modo per farsi ascoltare o protestare.
È una deriva pericolosa. Vengono usati proiettili al posto delle parole, si giudica rifiutando il confronto si preferisce il pregiudizio al giudizio. È solamente da elogiare chi prende posizione e difende le proprie idee, il proprio orientamento. Ma ciò non può avvenire nelle forme sbagliate perché dalla ragione si passa subito al torto.
Le persone sono diverse e così i loro pensieri. Ma questo può giustificare un’assurdità come il proiettile spedito a mo’ di avvertimento? Tanto più che per suscitare un cambiamento c’è bisogno che cambino prima di tutto le modalità d’azione perché l’obiettivo non è incutere terrore, ma eliminarlo.