Luci e ombre per l’Italia dalla guerra dei dazi

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In una recente nota del Centro Studi Confindustria si possono leggere, oltre agli aspetti relativi ai due protagonisti di questa guerra commerciale, Usa e Cina, quali sono le ricadute per il nostro Paese. Si intravedono per l’Italia luci e ombre. Luci anche in caso di un mancato accordo tra le due potenze. E ombre se dovesse prevalere la pace commerciale.
Un accordo produrrà sicuramente effetti positivi.
In caso di pace commerciale tra le due superpotenze mondiali, “scomparirebbe il principale fattore di incertezza nei mercati internazionali e commercio e investimenti mondiali potrebbero accelerare già nel 2019”. Di questo macro effetto a livello mondiale beneficerebbe di conseguenza anche l’Italia. Infatti, l’apertura del mercato cinese “andrebbe a beneficio di tutti i partner commerciali”.
A livello mondiale, un accordo provocherebbe quindi una ripartenza del commercio estero. “Se la fiducia tornasse sui livelli del 2017 – si legge -, gli scambi mondiali potrebbero accelerare di circa 1,5 punti percentuali già nel 2019 e gli esportatori italiani ed europei beneficerebbero della maggiore domanda globale”.
Sempre un accordo potrebbe tuttavia produrre anche effetti negativi.
In particolare, si evidenzia che gli effetti sull’export italiano sarebbero incerti. “Da un lato, infatti, la riduzione dei dazi e altre misure bilaterali, specie sugli investimenti diretti, favorirebbero la sostituzione di prodotti italiani con quelli cinesi e americani”. I nostri prodotti potrebbero, quindi, essere scalzati da quelli cinesi o americani.
Nello studio si stima ancora che “la dinamica dell’export italiano potrebbe rallentare di circa 2 punti percentuali negli Usa (per l’effetto sostituzione) e accelerare di 4 punti in Cina (per l’effetto apertura del mercato), con un effetto complessivo sostanzialmente nullo, ma diversificato tra settori (positivo nei servizi, negativo per tessile e abbigliamento)”.
Infine, tra gli effetti negativi di una pace tra Usa e Cina, c’è il rischio di una marginalizzazione degli altri membri, specie l’Europa che “rischierebbe di rimanere ai margini dello scacchiere globale”.
Una guerra commerciale produrrà senz’altro effetti negativi.
Se le trattative fallissero, con il perdurare di uno scontro sui dazi, tutti gli scambi Usa-Cina potrebbero essere colpiti da barriere tariffarie generando un’escalation protezionistica “che potrebbe estendersi rapidamente, con effetti distruttivi su commercio e catene del valore globali”. La discesa del PIL per l’Italia dopo il primo anno “è stimata dal CSC in circa mezzo punto percentuale in due anni”.
Infine, sempre in caso di una guerra commerciale, la nota non esclude effetti positivi per il nostro Paese.
“L’impatto negativo sull’export italiano, e quindi sul PIL, sarebbe controbilanciato da un effetto sostituzione positivo per i prodotti italiani in quei mercati di destinazione (Usa e Cina): in base a stime del Fondo Monetario Internazionale, si potrebbe verificare addirittura un marginale incremento del PIL nel primo anno.