Donne, stop violenza
Professionisti in campo

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L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E anche i professionisti vogliono giocare la loro parte in questa L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E anche i professionisti vogliono giocare la loro parte in questa battaglia di civilità. In quest’ottica si è svolto, al Palazzo delle Arti a Napoli, il convegno “Violenza e Tutela nella Città” organizzato dal Comitato Unico di Garanzia del Comitato unitario delle professioni di Napoli (in sigla Cup). I lavori sono stati introdotti da Maurizio de Tilla, presidente del Cup e moderati dalla dott.ssa Natalia Sanna, consigliere dell’Ordine dei medici veterinari. Gli interventi hanno fornito una attenta lettura sul piano legale e giuridico dell’evoluzione del fenomeno della violenza fino alle più recenti fattispecie di reato come lo stalking ed il femminicidio. L’analisi si è soffermata anche sul piano medico-psicologico. Molto è stato fatto sul piano normativo e del sostegno alle vittime di violenza. Chi scrive ha trattato il tema: “L’approccio di genere alla sicurezza urbana”. L’attenzione alla sicurezza urbana in ottica di genere vuole stimolare e rafforzare la consapevolezza che il tema della lotta alla violenza vada declinato nella molteplicità dei suoi aspetti, tra cui la prevenzione contro la violenza urbana e il conseguente rafforzamento dell’autonomia e del senso di sicurezza delle donne e delle persone più vulnerabili nel loro rapporto con la città. Si possono distinguere due tipi di sicurezza: la sicurezza “oggettiva” che fa riferimento ad un basso rischio di essere vittime di reati, e quella “soggettiva” che nasce dalla percezione di essere abbastanza al riparo dal rischio. Rafforzare il senso di sicurezza diventa, quindi, un compito primario delle Istituzioni ma che richiede interventi organici su molti fronti. L’enfatizzazione degli episodi violenti e delle loro conseguenze contribuisce a rafforzare la percezione soggettiva di insicurezza che colpisce le persone più vulnerabili che hanno meno strumenti di contrasto alla violenza quali, ad esempio, i bambini, le persone disabili, gli anziani e, trasversalmente, le donne. Poco spazio viene invece dedicato agli interventi positivi – propositivi e non repressivi- di contrasto alla violenza e di creazione di clima di sicurezza che sono stati realizzati in molte nostre realtà urbane. Le azioni positive che si sono sviluppate nell’ultimo decennio attraverso il recupero di molte periferie, il risanamento dei centri storici, l’attivazione di progetti di quartiere per l’inclusione sociale, sono il frutto di programmi e progetti complessi finalizzati a diminuire il rischio e ad ampliare le opportunità che la città offre. Da tecnici non possiamo non essere consapevoli che sia di grande influenza la progettazione urbana per la sicurezza delle città. Il mantenimento, il rafforzamento o il ripristino del senso di appartenenza alla comunità e di identificazione sociale con il proprio quartiere fanno sì che la stessa comunità attui un controllo informale sul territorio, lo rispetti e tenda a farlo rispettare. L’importanza del senso di appartenenza ad una comunità e la necessità che la progettazione urbana favorisca l’identificazione dei cittadini con il loro quartiere si traducono in un programma di prevenzione del crimine attraverso il design urbano. Nei programmi di recupero urbano, che hanno interessato negli ultimi decenni le periferie e i centri storici di molte città in Italia, la riqualificazione dei quartieri si è svolta attraverso un processo di progettazione partecipata che ha coinvolto in modo importante gli abitanti e che è stato accompagnato da azioni di inserimento sociale e opportunità formative e lavorative. In particolare, l’esperienza di progettazione partecipata dalle donne è stata vissuta, nei programmi di recupero urbano, con attiva partecipazione delle donne che spesso supplivano al modesto bagaglio culturale con la reale conoscenza della città, con l’esperienza della loro quotidiana attività e della loro percezione della sicurezza, proponendo interventi che hanno efficacemente migliorato la possibilità di usare il quartiere e gli spazi pubblici da parte di tutti. Da tecnici, prima, e da donne, poi, dobbiamo impegnarci per proporre, con forza e determinazione, indirizzi per progettare la sicurezza.

*Coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli ingegneri di Napoli