Il Papa in Marocco: le relazioni diplomatiche con la Santa Sede

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Papa Francesco ha concluso il viaggio in Marocco, che chiude il trittico dei viaggi nei Paesi a maggioranza islamica cominciato con l’Egitto nel 2017 e proseguito a febbraio con gli Emirati Arabi Uniti. Ma quale è lo stato delle relazioni tra Santa Sede e Marocco? Come si sono sviluppate nella storia. In questa settimana, il Cardinale Parolin ha parlato di come ripensare le relazioni internazionali, mentre prosegue il dibattito sull’accordo tra Santa Sede e Cina.
Le relazioni diplomatiche tra Marocco e Santa Sede sono state stabilite nel 1976. Re Hassan II visitò il Vaticano nel 1980, il primo capo musulmano a farlo, e chiese a San Giovanni Paolo II di visitare il Paese. Questi lo fece nel 1985, tornando dal suo viaggio in Africa, rimanendo per un giorno a Casablanca e incontrando migliaia di giovani musulmani. Nel 1997, il Marocco ha aperto una missione diplomatica residente presso la Santa Sede, e Mohammed VI ha visitato il Vaticano nel 2000. Le relazioni diplomatiche si inseriscono in un quadro storico che inizia con i rapporti con la Chiesa Cattolica dei governanti del tempo del Almoradivi (1061 – 1147). In quel periodo, cominciò un massiccio trasferimento di cristiani in Marocco, che poi fiorì nel XIX secolo con lo sviluppo della Chiesa Cattolica nel Paese. I rapporti tra Marocco e Santa Sede rimarranno indiretti fino al 1888, quando il sultano Moualy Hassan ordinò al suo visir incaricato di affari El hah Mohammed Larbi Ben Torres di guidare la prima ambasciata presso la Santa Sede per presentare il sultano a Leone XIII in occasione del Giubileo della sua ordinazione sacerdotale che il mondo cattolico aveva celebrato nel 1887. Nonostante questi legami di lunga data, il Marocco ha atteso per venti anni l’indipendenza prima di decidere di stringere le relazioni diplomatiche. Di certo, i rapporti si riavvicinarono quando ci fu l’incendio nella moschea Al Aqsa, che provocò un primo scambio di lettere tra Hassan II e Paolo VI, e poi nel 1972 furono Algeria e Tunisia a stabilire relazioni diplomatiche con la Santa Sede, e nel 1975, a Jeddah, fu istituito il Comitato al Quds (il nome arabo per Gerusalemme) nell’Organizzazione della Conferenza Islamica, comitato la cui prima sessione fu posta sotto la presidenza del re del Marocco. È così la questione Gerusalemme ad essere decisiva nei rapporti tra Santa Sede e Marocco nel 1976, che è pure l’anno della crisi del Libano, del conflitto nel Sahara e il deterioramento delle relazioni tra Marocco ed Algeria. Tutte circostanze che favoriscono un avvicinamento. Durante i rapporti diplomatici ci sono stati alti e bassi. Il Marocco rimprovera alla Santa Sede di mantenere una posizione neutrale sulla questione del Sahara, e l’ambasciatore del Marocco fu richiamato in segno di protesta per un paio di giorni nel 2006, dopo la famosa “lezione di Ratisbona” di Benedetto XVI, mentre il re Mohammed VI mandava una nota di protesta. Abdelouhab Maalmi , ambasciatore del Marocco presso la Santa Sede dal 1997 al 2001, ha anche notato che “l’insistenza della Santa Sede sul tema della libertà religiosa, che considera la prima di tutte le libertà, e come fondamento dei diritti umani, costituisce un rischio di tensioni non solo con il Marocco, ma con l maggioranza dei musulmani”.Sul tema, ci sono state tensioni: nel 2010 sono stati arrestati ed espulsi per proselitismo in Marocco 150 cristiani provenienti da 19 Paesi, tra i quali per la prima volta c’era un monaco cattolico. Ma in generale il Marocco è un Paese di grande tolleranza, dove c’è l’apostasia, ma non viene mai applicata.