Nei giorni in cui cade giù l’emblema più disonorevole della devastazione del territorio campano, in Consiglio regionale rimane in piedi un altro simbolo della battaglia ambientalista. Nei giorni in cui cade giù l’emblema più disonorevole della devastazione del territorio campano, in Consiglio regionale rimane in piedi un altro simbolo della battaglia ambientalista. Non che ci sia relazione tra il cosiddetto “mostro di Alimuri” e il Piano paesaggistico regionale, sia chiaro. L’accostamento però serve a ricordare che quella che per tanto tempo è stata la crociata campana tra “ambientalisti” e “condonisti” rischia ora di diventare la rappresentazione più evidente dell’incapacità della politica di approvare riforme utili al territorio. Lo sanno bene i componenti della Quarta commissione del Consiglio regionale Urbanistica, Lavori Pubblici e Trasporti, che sul Piano paesaggistico hanno speso gran parte del lavoro, fatto di 83 sedute, 59 audizioni, 29 provvedimenti licenziati, una decina di testi diventati legge, situazioni critiche gestite come il salvataggio dell’Eav e oggi questo gigantesco nodo irrisolto. Il Piano paesaggistico Il testo, presentato dall’allora assessore Marcello Taglialatela, introduce strumenti innovativi in chiave di pianificazione “sostenibile” come l’ecoconto per misurare “l’impoverimento del valore di un determinato territorio a seguito della sua trasformazione”, il parco di assorbimento per potenziare l’infrastruttura verde e le aree di trasformabilità dove è possibile realizzare interventi di trasformazione urbana, rigenerazione, recupero edilizio, riuso dei contenitori dismessi, valorizzazione del suolo già urbanizzato. “Perequazione, compensazione, incentivazione” sono le nuove parole d’ordine per la programmazione in ambito urbanistico e territoriale. Ma è su altre disposizioni che si accende lo scontro. Il piano infatti prevede anche una serie di deregolamentazioni che, secondo la giunta, hanno lo scopo di rendere più agevole la tutela del territorio ma che per l’opposizione sono il segno evidente della volontà di dare il via alla cementificazione della Campania. Norme incriminate Sotto accusa le norme di salvaguardia che interessano la Penisola Sorrentina, la Costiera Amalfitana e la cosiddetta Zona Rossa, ovvero il territorio che comprende i 18 Comuni che circondano il Vesuvio. Ne nasce uno scontro durissimo alimentato in commissione e in aula da oltre mille emendamenti dell’opposizione e accuse reciproche. Alla fine le parti più scottanti vengono stralciate dalla legge e approvate insieme ad un discusso collegato alla finanziaria 2014 contenente anche norme per riaprire i termini dell’ultima sanatoria edilizia al al 31 dicembre 2015 (queste ultime poi impugnate dal governo). Lo stallo Nonostante il superamento del punto più delicato, il Piano paesaggistico oggi è ancora in aula, frenato non più dall’ostruzionismo della minoranza ma dallo scontro interno alla stessa maggioranza che sostiene il governo Caldoro. “Siamo arrivati troppo sotto alla fine di questa consiliatura” dice il presidente della quarta commissione Pasquale Giacobbe temendo di non riuscire ad approvare in via definitiva il testo. L’auspicio, o il monito, è che “la maggioranza abbia uno scatto di dignità in queste ultime settimane” e che l’opposizione “che tante volte si è fatta stampella per alimentare dissidi nel fronte avversario” si dimostri “stavolta responsabile nei confronti dei cittadini campani che attendono da 32 anni l’approvazione di uno strumento fondamentale per il territorio”. La norma salva-Eav Per una riforma che stenta a decollare ce n’è una che invece è appena partita. E’ quella per il risanamento del settore Trasporti che, avviato dalla giunta verso la liberalizzazione, ha visto in quarta commissione uno dei suoi punti di partenza. Si tratta della cosiddetta norma “salva- Eavbus” formata da pochi articoli per conseguire “il risanamento del servizio di trasporto pubblico locale nelle Province di Benevento, Caserta, Avellino e Napoli, la continuità del servizio pubblico” e per mettere subito a disposizione della holding regionale 10 milioni di euro, seguiti poi da un più articolato piano di finanziamenti. “Senza quel provvedimento – dice ancora Giacobbe – non so che fine avrebbero fatto i dipendenti della società”. Trasporti Oltre questi provvedimenti, dalla commissione ne sono usciti pochi altri. In tema di mobilità ci sono le norme contenute nella finanziaria 2013 per le agevolazioni tariffarie alle forze di polizia e quelle che hanno regolato il trasporto scolastico con l’introduzione di uno specifico albo di imprese del settore. Il settore dei Lavori pubblici invece attende l’approvazione in aula del testo licenziato in commissione lo scorso 17 luglio che modifica la legge regionale 27 febbraio 2007, n. 3 eliminando la “consulta tecnica regionale sugli appalti e concessioni”. “Il nostro è un organismo particolare, chiamato a fare poche cose ma buone” spiega il presidente sottolineando il forte impegno sull’urbanistica e le tante audizioni svolte.
I provvedimenti licenziati dal Consiglio • Ratifica dell’intesa sottoscritta tra Regione Campania e Regione Basilicata per l’accorpamento dell’Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele nell’unica Autorità di Bacino Campania Sud • Proroga dei termini indicati dall’articolo 12 legge regionale 19 del 2009 (misure urgenti per il rilancio dell’economia, la riqualificazione del patrimonio esistente, la prevenzione del rischio sismico) • Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2013 e pluriennale 2013 – 2015 • Norme in materia di urbanistica ed edilizia e modifiche legislative • Interpretazione autentica dell’articolo 46 della legge regionale 28 marzo 2002, n. 3 (Riforma del trasporto pubblico locale e sistemi di mobilità della Regione) • Interventi urgenti per il trasporto pubblico locale • Modifiche legge regionale 4/2011 (disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2011). • Disposizioni legislative in materia di trasporto scolastico in Campania • Modifiche alla legge regionale 28 dicembre 2009, n. 9 (misure urgenti per il rilancio economico, per la riqualificazione del patrimonio esistente, per la prevenzione del rischio sismico)