Stoà, Cardillo: Un ponte verso l’Industria 4.0. Con al centro il capitale umano

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In foto Enrico Cardillo, amministratore delegato di Stoà

Un nuovo modo di concepire l’educazione manageriale “che privilegia la costituzione di aule multidisciplinari in cui si lavora in gruppo, curando punti di vista diversi e condividendo un metodo comune, indipendentemente dalla laurea di provenienza”. La formazione targata Stoà, Istituto di Studi per la Direzione e Gestione d’Impresa con sede a Ercolano e 30 anni di storia alle spalle, cambia pelle per cogliere le nuove sfide lanciate dalla quarta rivoluzione industriale. E lo fa senza tradire il passato. “Nell’industria 4.0 il software sostituisce una parte del lavoro intellettuale – spiega al Denaro il direttore generale Enrico Cardillo -. L’altra parte, quella sempre più insostituibile, sarà svolta da una nuova generazione di lavoratori e manager che hanno un modo completamente diverso di pensare rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. Un modo interdisciplinare. Ed è a quel mondo che guarda la nuova didattica”. Senza, però, dimenticare lo spirito critico, l’assunzione di comportamenti organizzativi efficaci e le soft skills”, perché – dice Cardillo – costituiscono un bagaglio di competenze per la vita, meno soggette ad obsolescenza”.

Stoà ha appena tagliato il traguardo dei trent’anni. In che modo si sono evoluti i corsi in questo primo tratto di storia?
In trenta anni i cambiamenti sono stati epocali. Alla fine degli anni ’90 c’era l’IRI, il gruppo di grandi aziende internazionali che avevano creato la Business School Stoà come società consortile per soddisfare un fabbisogno di formazione manageriale per l’internazionalizzazione e l’innovazione tecnologica. Un fabbisogno che riguardava sia i propri quadri e dirigenti, sia i giovani da reclutare nel Mezzogiorno che conseguivano lauree che non prevedevano le discipline del management d’impresa. Allora i corsi di alta formazione manageriale post laurea si contavano, in Italia, sulle dita di una mano. Oggi l’IRI non esiste più, il tessuto economico e i processi di internazionalizzazione hanno cambiato fisionomia e la tecnologia ha avuto, dalla fine degli anni ’90 ad oggi sviluppi imprevedibili e accelerati.

E quali effetti hanno avuto questi cambiamenti sulla formazione?
L’offerta di formazione manageriale, con modelli di business anche molto diversi da quelli della classica business school, è cresciuta a dismisura. A fronte della polarizzazione in poche Business School tradizionali top-ranking in grado di attrarre faculty stellari, e richiedere rette di iscrizione molto elevate, era necessario trovare un’alternativa. Un modello originale. Per Stoà è stato il radicamento nel tessuto industriale regionale. La Campania è una delle pochissime regioni d’Europa in cui sono presenti quasi tutti i settori industriali più evoluti e segmenti importanti delle global value chain.

Qualche esempio?
Aeronautica, automotive, costruzioni ferroviarie, costruzioni navali, agribusiness, fashion, elettronica e informatica, impiantistica, turismo e servizi per i beni culturali.Un certo numero di progetti ha legato in maniera indissolubile i programmi di alta formazione alle opportunità che offriva un contesto ricco di cultura d’impresa. Oggi i programmi master presentano una continua osmosi con i temi e le iniziative della formazione manageriale che Stoà organizza per le imprese di questi settori. Con la possibilità, per i giovani, di attingere a conoscenze allocate nelle pratiche delle imprese più che frutto di modellizzazioni accademiche. L’alto tasso di placement ottenuto conferma che i percorsi di alta formazione manageriali raggiungono lo scopo di fornire una conoscenza di taglio pratico ed esperienziale. Con numerose occasioni di scambio con le imprese, di project working e di familiarizzazione col linguaggio quotidiano dei manager.

Il focus dei corsi va dalle risorse umane al management, fino all’impresa digitale 4.0. Stoà ha deciso di puntare su una visione politecnica della formazione?L’essenza della quarta rivoluzione industriale che viene chiamata “industria 4.0” è nella più agile connessione tra persone e persone, tra persone e macchine e tra macchine e macchine per ottenere obiettivi di straordinaria flessibilità dei processi, centrati sul cliente. Nell’industria 4.0 il software sostituisce una parte del lavoro intellettuale. L’altra parte, quella sempre più insostituibile, è quella che sarà svolta da una nuova generazione di lavoratori e manager che hanno un modo completamente diverso di pensare rispetto alle generazioni precedenti. Un modo interdisciplinare. E questo influenza anche le modalità in cui deve essere fatta educazione manageriale. I nostri master privilegiano la costituzione di un’aula multidisciplinare in cui si lavora in gruppo curando punti di vista diversi e condividendo un metodo comune, indipendentemente dalla laurea di provenienza.

Sia i master che la formazione per professionisti mettono sempre al centro il capitale umano. Per quale ragione?
Le qualità umane dei nostri allievi sono una garanzia di successo nel mondo del lavoro. Vale a dire che lo spirito critico, l’assunzione di comportamenti organizzativi efficaci e soft skills sono altrettanto importanti della solidità del possesso di alcuni strumenti tecnici del management. Perché costituiscono un bagaglio di competenze per la vita, meno soggette ad obsolescenza. Le persone e le loro conoscenze oggi non sono solo un asset su cui investire e al quale dedicare la manutenzione continua della formazione, ma sono anche portatrici di una cultura del lavoro e di un inesauribile desiderio di crescita individuale in termini di apprendimento. I master Stoà, ma anche i corsi “executive” per le alte professionalità delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, hanno nel proprio progetto questo modello di capitale umano in grado di creare fiducia, crescita, innovazione.

Quali sono gli obiettivi di Stoà per il prossimo futuro?
Nel futuro dovranno essere sempre più presenti i temi dell’innovazione digitale. Questo non solo nei contenuti ma anche nelle modalità didattiche dei corsi di formazione. Perché sarà digitale l’intera “learning experience”, nei contenuti e nelle forme di apprendimento. E’ in costruzione, con un nuovo catalogo, quella che abbiamo definito formazione 4.0, non per seguire una moda, ma perché i valori della flessibilità e della personalizzazione sono oggi presenti, come in tutti i business, anche in quello della formazione. L’obiettivo è quello di allargare, con l’offerta Stoà, l’attrazione dei giovani verso la Campania come luogo elettivo per l’alta formazione.

Insomma, vi proponete di contribuire all’inversione del trend della fuga dei cervelli?
Sì, come del resto sta già avvenendo, invertendo una tendenza alla fuga dei cervelli verso altri luoghi della formazione, con altre esperienze, come quelle sviluppate in Campania nel campo dell’alta tecnologia. Questa inversione di tendenza riguarda anche la formazione executive. Sarà una gradita novità la presenza di un Executive Master in Business Administration di Stoà, svolto in formula part time, per manager che vogliono fare il salto di qualità nel proprio percorso di carriera e imprenditori che vogliono dare alla propria impresa strumenti avanzati di management. Un’alternativa progettualmente nuova, di alta qualità e con un prezzo molto vantaggioso alla scelta di recarsi a Milano o a Roma per partecipare ad un MBA part time per Executive.