Archeologia della passione
Sieni, successo al Gesualdo

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Teatro Carlo Gesualdo di Avellino sempre più teatro di qualità ed avanguardie, se non nell’accezione artistica e contenutistica del termine quanto meno nell’ambito delle proposte e delle idee. Adriana Borriello, direttrice artistica del comparto Gesualdo/Danza, ha quest’anno proposto all’opinione pubblicairpina un vero duplice caposaldo Teatro Carlo Gesualdo di Avellino sempre più teatro di qualità ed avanguardie, se non nell’accezione artistica e contenutistica del termine quanto meno nell’ambito delle proposte e delle idee. Adriana Borriello, direttrice artistica del comparto Gesualdo/Danza, ha quest’anno proposto all’opinione pubblicairpina un vero duplice caposaldo della coreografia contemporanea dei nostri giorni. Puntando su Teresa de Keersmaeker e VirgilioSieni, la Borriello ha indirizzato l’offerta artistica nell’accezione didattica del termine, provando e riuscendo già in buona parte ad educare il numerosissimo pubblico avellinese a leggere e rileggere il “nuovo” repertorio contemporaneo, cominciando con i pezzi pregiati dell’Europa che conta. A cominciare proprio dall’ultimo lavoro di Virgilio Sieni, Dolce vita archeologia della passione in riferimento alla Passione di Cristo, attraverso i cinque quadri coreografici di Annuncio, Crocifissione, Deposizione, Sepoltura e Resurrezione. Annuncio che poi annuncio non è, dal momento che Sieni ritiene che l’annuncio si sia già consumato, assegnando un ruolo vuoto all’angelo che arranca. Qui i corpi dei danzatori non rispecchiano la fedele accezione del ballerino-interprete ma se ne dissociano, quasi ad immedesimarsi esclusivamente nel concetto di cui sono portatori. La concettualità, la progettualità e la ricerca del sé sono elementi imprescindibili di tanto lavoro pregresso del coreografo fiorentino, messo ancor più in luce in questo titolo di danza pressoché rituale, dove i volti perdono la loro maschera attraverso una spoliazione che priva le immagini dei loro significati. La lenta riconquista dell’uomo del proprio quotidiano è insita in tanta letteratura coreografica di Virgilio Sieni, abile narratore di una Passione, quella di Cristo, che diventa la Passione di ognuno di noi. Il tentativo umanizzante della Passione ha attraversato l’intera platea del Teatro Carlo Gesualdo, quanto mai impegnato ad ascoltare il contrabbasso suonato dal vivo dall’autore delle musiche Daniele Roccato. La scelta dell’allestimento volutamente scarno, il trucco degli otto interpreti ed i contenuti del titolo hanno avvicinato un pubblico piuttosto variegato, di cui si sono riconosciuti diversi addetti ai lavori particolarmente emozionati dall’oretta passata a rileggere insieme a Virgilio Sieni i cinque momenti caratterizzanti la Passione di Cristo. Qualità propedeutica all’eccezionalità del prossimo evento coreutico in cartellone al Teatro Carlo Gesualdo, l’Alchemy di Moses Pendleton, patron e guru dei Momix, celebri e ricorrenti ospiti del Massimo irpino. Dall’unidici al tredici dicembre andrà in scena il nuovo spettacolo multimediale, miscellanea di fantasia, ironia, bellezza e mistero tipici dei Momix. “Quando l’occhio è rapito da un’alchimia di suoni, luci, colori e visioni – spiega brevemente Moses Pendleton – inizia a vedere cose che altrimenti sarebbe impossibilitato a vedere.” Non ci resta che aspettare e vedere, soprattutto a sentir le parole rassicuranti del direttore Dario Bavaro, gran guru della danza istituzionale in quel di Avellino.