Arte, Leone e lo straordinario connubio sannita tra vino e cultura

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Il Sannio si mostra al mondo grazie ad una delle sue eccellenze, la produzione vitivinicola che, per merito della sua straordinaria, oggi, finalmente, riconosciuta, qualità, è stata insignita del ruolo di Città Europea del Vino 2019; non un solo luogo, bensì quello che viene denominato come il territorio, ampio, del Sannio Falanghina e che vede protagoniste, insieme con il capoluogo Benevento, altre cittadine:Guardia Sanframondi, comune capofila, Castelvenere, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso. Il riconoscimento – nell’ambito di una candidatura internazionale – torna in Italia dopo tre anni, dopo il 2016 in cui i vini della Valdobbiadene vinsero la sfida europea. Il Sannio, dunque, può brillare nell’oro o nel purpureo nettare degli dei, al fine di promuoversi ancor più e farsi conoscere ben oltre i confini italiani.

In una terra così, non può mancare un legame intrinseco con la cultura, capace di tessere un filo tra Vino e Arte. Eppure, prima che giungesse un riconoscimento sì ambito, diversi anni fa, l’artista sannita Giuseppe Leone, già docente accademico, aveva ideato, a Guardia Sanframondi, il progetto chiamato, appunto, VinArte, una fucina in grado di raccogliere, nel corso del festival enologico Vinalia, grandi nomi dell’arte e della fotografia italiana. Nel borgo antico di Guardia Sanframondi, da ormai cinque anni, si sono susseguiti i grandi nomi artisti campani e non solo; impossibile non ricordare Luciano Ferrara, Lello Lopez, od ancora Antonello Tagliafierro, ma anche artisti giunti da lontano, come i cinesiLishouXu e Xiaogin Ma, invitati da Leone, nell’ambito di un progetto di scambio culturale, ideato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è stato docente di Tecniche pittoriche e mentore di tante nuove generazioni, oppure il maestro Salvatore Vitagliano, protagonista, nell’edizione 2018, di una interessante personale, all’interno della rassegna.Sarebbe impossibile citare tutti i nomi degli artisti della rassegna VinArte, ma sempre grande attenzione s’è posta al dialogo tra l’espressione pura ed autoctona – come gli artisti e fotografi della sezione Genius Loci, da Germana Stella a Mariano Goglia, da Pasquale Di Cosmo a Carmine Maffei e Federica Assinie Francesco Garofano – con realtà altre, del nord e sud Italia – ed è il caso dei fotografi Anna Rosati e Francesco Cardone, bolognesi o i partenopei Francesco Ciotola ed Andrea Bove.

La volontà di Giuseppe Leone, in veste di direttore artistico e della presidentessa de La Guardiense, TitinaPigna, donna tenace ed illuminata, è stata quella di avviare un viaggio in grado di unire Arte e Vino, promuovendo il territorio verso altri orizzonti, ma anche di farsi luogo di nuovi ed inusitati incontri. Una sorta di ‘innesto’ che, tra le colline del territorio testimonial europeo del Vino 2019, possa rivelarsi generatore di una diversa risorsa, patrimonio di queste terre, come nuovo crocevia della cultura, ampiamente intesa. E così è stato. Ogni edizione di VinArte, presentata ed aperta al pubblico in concomitanza con il festival Vinalia, dal 4 al 10 di agosto, riscuote continuo successo, come accaduto anche nel 2018, una delle edizioni più apprezzate, prorogata per un intero mese,diretta da Giuseppe Leone, insieme con la giovane storica e critica Azzurra Immediato ed il prezioso contributo di Angela Cerritello, artista e giornalista. Il tema scelto per Vinalia del 2018, è stato il concetto di Resilienza ed anche la rassegna artistica ha visto unirsi, contestualmente, attorno a tale riflessione una mostra itinerante lungo il borgo antico di Guardia.

Se a tutti gli artisti invitati si chiede di idealizzare il tema annuale, nel 2018, Giuseppe Leone, rimettendo anche la veste di artista, ha voluto interpretare il concetto di Resilienza, a modo proprio, con una propria opera, omonima, oggi nella sede de La Guardiense, nata dall’incontro di un tralcio di vite autoctona, incastonato, come fosse stata una pala d’altare, in quella che fu la chiesa Ave GratiaPlena. Un’opera, una installazione site specific che ha unito l’oro, il rosso, il tralcio di vite e la terra dei vigneti locali e la pietra lavica, come fusione e determinazione di una metafora unica e profonda, poetica e ‘semplice’, diretta. Lo scorso agosto, Leone, in proposito, affermò: “Nulla è casuale, quest’opera esprime il senso sacrale che rimanda al tralcio di vite come sangue del Cristo, rintracciabile nel rivolo dipinto di rosso che fuoriesce da quello scelto per Resilienza e che è vita, resurrezione, rinascita come accade nella natura, nella terre qui intorno, è resilienza attiva.” Così, l’artista, liberava “l’oggetto dal concetto di ‘banalità pop’ per approdare ad un ruolo di bene spirituale; in tale traslazione, l’arte va intuita come processo lento, di riflessione, di sublimazione degli strati più profondi dell’anima: paure, angosce ma anche risalita verso una luce che è quella della verità”.

Resilienza di Giuseppe Leone, già mesi fa, incarnava appieno lo spirito del Sannio Falanghina, traducendolo attraverso i segni di una mimesis non imitativa, bensì ‘più reale del reale’, primordiale, ancestralmente legata all’oro del sole e delle uve, al rosso che è sangue divino, umano, fatica, ma anche rubino dei vigneti, come la terra e la testa di pietra lavica, risalente agli anni ’70 e conservata in atelier, tornata in auge per questa installazione, ad indicare il connubio primigenio tra uomo e terra, tra reale e trascendentale, secondo una iconografia che è missaggio fra archetipi noti ed altri insondabili, ove arte e filosofia percorrono il medesimo tragitto, come nell’intera poetica di Giuseppe Leone, d’altronde. Ed il maestro sannita sottolinea, ancora oggi, quanto “sin dalla nascita del festival VinArte, esso abbia voluto accomunare ed offrire, attraverso l’arte, una intrinseca immagine del territorio, osservando il passato, la tradizione, il lavoro e tendendo al futuro, in quello che è un settore straordinario, vincente per il nostro Sannio.”

A qualche mese di distanza, dunque, il 2019 segna la vittoria di questo territorio come simbolo della cultura europea del vino, ed è un piacere, dunque, ricordare VinArte e come essa, con il vino, abbiano già saputo tener sveglie le coscienze, vivificato gli animi e l’arte sia stata in grado di promuovere, attraverso il fortunato progetto ideato da Leone, il territorio, in maniera originale, certamente fiera e, come spesso accade, in maniera profetica… all’inusitato successo ottenuto da Vinalia e VinArte2018 è seguito il successo del Sannio Falanghina 2019, a dimostrare che l’impegno e la passione sugellano il trionfo, che è anche quello del sacrificio che giunge, in modo ancestrale, da questa fertile terra.
Ad maiora, Sannio!