Obiettivo Capodimonte, Bellenger racconta il Museo che vive

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In foto il museo di Capodimonte
Il Museo e il Real Bosco di Capodimonte è uno straordinario patrimonio artistico, architettonico e botanico, unico in Europa sito sulla collina che domina la città di Napoli.
Il Museo ospita una galleria d’arte tra le più ricche e prestigiose d’Italia nella Reggia voluta nel 1738 da Carlo di Borbone per accogliere la Collezione Farnese ereditata dalla madre Elisabetta. 130 sale su tre piani pitture, sculture, disegni e installazioni di artisti non solo napoletani ma di tutte le scuole italiane, con importanti presenze internazionali, un vero manuale di storia dell’arte dal Duecento al Contemporaneo con artisti celebri come Tiziano, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, Ribera, Artemisia Gentileschi, Luca Giordano, Pitloo, Gemito, Merz, Kounellis e Warhol. Il Real Bosco che circonda la Reggia  è un’area  verde incontaminata che si estende per circa 134 ettari con oltre 400 specie vegetali impiantati nel corso di due secoli con molto specie rare ed esotiche. Obiettivo del direttore Bellenger è restituire alla città un parco dimenticato un bene culturale, protetto dall’Unesco, per il suo immenso patrimonio storico, architettonico e botanico. Si parlerà del progetto Obiettivo Capodimonte nel corso nel corso di un incontro in programma per mercoledì 6 marzo alle ore 17.30 all’Unione Industriali di Napoli. Parteciperà, nell’occasione, la presidente dell’Inner Wheel di Napoli “Luisa Bruni”, Maria Rosaria Pacilio.
Di seguito uno stralcio della lettera del direttore Sylvain Bellenger:
‘Un giardino è un’opera d’arte. Come scrive Edouard Andrè, famoso paesaggista francese, professore della scuola di Versailles e autore di numerosi giardini in Europa, un’opera d’arte di difficile assemblaggio o meglio di difficile mescolamento tra arte e scienza. Infatti a differenza di una statua, un dipinto, una composizione musicale o poetica, un giardino non può mai dirsi ultimato. Le piante sono per il giardino come le cellule di un organismo vivente, che continua a crescere a trasformarsi, tanto che un luogo muta continuamente d’aspetto, anche da un giorno all’altro. Ma essendo il giardino concepito secondo un progetto, se lasciato a se stesso, la materia vegetale comincia a procedere per proprio conto e se non si esercita da parte di chi gli è preposto un controllo continuo, sfocia nella confusione, nel degrado.
La Direzione del Real Museo e Bosco di Capodimonte ha intrapreso con la sua squadra un complesso compito nel voler recuperare il parco di Capodimonte nella sua interezza o meglio nei suoi significati più profondi.
Il giardino tardo barocco e il giardino paesaggistico all’inglese. Restaureremo l’emiciclo della porta di mezzo con i cinque viali (sagomati a spalliera, tranne quello centrale che era a grottone) riportandolo ad essere uno dei massimi esempi di architettura dei giardini tardo-barocca che si innesta nella grande tradizione europea del giardino di fine secolo XVII, con particolare riferimento al grande ingegno del Le Notre. Riproporremo le scene del giardino paesaggistico o all’inglese, creazione tutta umana che segue un ideale della natura ricreata, fatta non solo di sentieri curvi e tortuosi. Recupereremo l’originario rapporto tra gli elementi vegetali e lo spazio. Gli alberi saranno riconsiderati come singoli elementi viventi, validi ognuno individualmente per i loro caratteri singolari, per la loro forma e il loro variare nel tempo e nelle stagioni. Un importante intervento di recupero è stato già avviato nell’area dello spianato (veduta di Napoli) si procederà con il Giardino dei Principi una delle principali “Delizie del Real Sito“, con molte essenze esotiche. Se ne deve la sua realizzazione al capo-giardiniere dell’Orto Botanico (1807) Dehnhardt, all’interno del quale sperimentò il gusto dell’esotico attraverso specie vegetali provenienti da tutto il mondo come magnolie (Magnolia grandiflora) e taxodi (Taxodium disticum) dall’America, canfore (Cinnamomum camphora), camelie (Camellia japonica) dall’Asia e eucalipti (Eucaliptus camaldulensis) dall’Australia, e altre ancora. Si proseguirà valorizzando l’area delle praterie in prossimità del vecchio Cellaio dove il gusto inglese è chiaramente presente nella composizione spaziale che sembra dilatarsi in ampi spazi aperti, dove vediamo cedri del Libano, roverelle e podocarpi.
Il Bosco come parco pubblico. Il bosco è anche un giardino pubblico e nell’ambito della sua valenza culturale denota numerosi servizi eco sistemici riferibili al tempo libero o alla sua funzione ecologica (pensiamo a quanta anidride carbonica cattura o a quanto ossigeno emette o a quante particelle sottili ingloba). Esso va protetto da tutti noi per il suo uso comune appellandoci al senso civico della comunità. Per proteggere le parti più rappresentative dal punto di vista storico-culturale e quelle più fragili saranno individuate aree adibite al gioco del pallone, cricket, picnic, aree specifiche per il gioco dei bambini, percorsi vita per gli sportivi, aree per i cani”.