Due tecniche per una mostra, da Leonardo c’è sempre da imparare

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Una formula espositiva finalmente diversa nella Cripta del Complesso Monumentale Vincenziano. Ancora una volta quando si preme il pedale dell’emozione, le esposizioni raggiungono sempre risultati interessanti in termini di visite e gradimento. Acciderbolina, cosa succede in città. Fino ad ora tante le mostre sui frutti del genio di Leonardo, tutte con il flusso di visite che l’interesse poteva suscitare tra gli esperti ed un pubblico più o meno strutturato. Ora un quadro, ora i disegni delle macchine che Leonardo progettò ed eseguì. Per la prima volta però una mostra non si accontenta di mostrare (e chi non comprende le didascalie se ne faccia una ragione). L’esposizione nella cripta riserva una sorpresa. Ottima scelta, l’ambiente si presta ad esporre qualcosa di eccezionale. Le famose macchine ideate dal genio di Leonardo non sono più solo disegni o modellini: sono oggetti reali, che coinvolgono il visitatore facendogli vivere un esperienza intrigante. Le macchine per il volo finalmente funzionanti. Turisti trasformati in novelli Icaro o in rudimentali Boeing. Esposizione in modalità estrema? Niente di tutto questo e con buona pace di Leonardo, del maghetto di Hogwarts esperto di magie e voli sulla scopa, e della befana che, si sa, di voli anomali è piuttosto esperta, alla mostra sulle macchine di Leonardo, nonostante le grandi ali per il volo umano, non vola nessuno. Tutti con i piedi per terra nella Cripta del Complesso Monumentale Vincenziano. A Via Vergini non vola nient’altro che l’emozione di poter toccare e vedere funzionare alcuni dei meccanismi generati dalle capacità del multiforme artista. È possibile studiare, toccare e osservare il funzionamento delle antiche macchine inventate da Leonardo. Macchine antiche che vivono per mano contemporanea. Il piatto è ricco. L’abilità del Maestro Mario Paolucci che ha riprodotto le macchine studiando e realizzando artigianalmente i progetti originali di Leonardo da Vinci, non può che affascinare chi può finalmente osservare, e toccare le parti dei meccanismi per comprenderne il funzionamento. Ed i meccanismi, le straordinarie macchine funzionano. Eureka. La mostra avrebbe potuto fermarsi a questo. Sono esposte però anche le copie dei quadri di Leonardo, e gli attori, che in costume guidano l’esperienza del turista, danno anche vita ad un simpatico teatrino. L’emozione non ha voce, recita una vecchia canzone, e narrazione o no, le copie delle opere pittoriche non emozionano quanto le macchine. La testimonianza del Vasari, spiega la natura divina delle creazioni pittoriche di Leonardo, com’erano soprattutto nella sua mente. La mano dell’artista non raggiungeva la perfezione dell’intelletto, ma questo limite non riesce percepibile dall’osservazione delle riproduzioni dei sui quadri. Il sentire del grande artista però non si trasmette al pubblico: non c’è autoidentificazione e non si riesce a interiorizzare così la competizione del genio di Leonardo con il Creatore Assoluto. Difficile anche comprendere che il suo lasciare incompiute le opere fosse voluto, studiato quasi. Leonardo intendeva completato il processo creativo già dal momento in cui aveva completato la progettazione dell’opera nella sua mente. Teoricamente avrebbe anche potuto evitare di realizzarla. L’opera cominciava e finiva nella sua mente. La realizzazione era la prova di aver pensato bene. Fantastico. Le riproduzioni svolgono la funzione di ricordare l’opera ma non possono, per la loro stessa natura, trasmettere la funzione di mero completamento dell’idea che Leonardo dava loro. Ed ecco che l’emozione, il coinvolgimento, il “sentirsi Leonardo” nel momento in cui si riesce a comprendere il funzionamento della macchina inventata dal suo genio, si trasformano nello sconcerto suscitato dalle riproduzioni dei dipinti che si percepiscono molto lontani da chi li osserva. In un’unica esposizione due poli opposti: l’emozione regalata dalla partecipazione fisica del visitatore al funzionamento delle macchine e l’indifferenza di fronte a copie che non trasmettono il travaglio e l’esaltazione di chi ha sentito di poter competere con Dio.