Raznovich: “Ecco perché ho votato Mahmood”

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Roma, 11 feb. (AdnKronos) (di Pippo Orlando) – di Pippo Orlando

“Sono abbastanza sorpresa e dispiaciuta dalle polemiche sul nostro voto. Noi avevamo solo il 20% di peso sul voto finale e non potevamo ribaltare niente, lo dice la matematica. Io sono stata chiamata da Baglioni e dalla Rai e ho votato secondo coscienza, scegliendo il brano di Mahmood perché mi sembrava più bello, più ascoltabile in radio e più fresco”. Così Camila Raznovich, membro della giuria d’onore, commenta con l’Adnkronos le polemiche scatenate da Ultimo, il cantante arrivato secondo al , per il quale il voto della sala stampa e quello della giuria di cui faceva parte la Raznovich avrebbe ribaltato il giudizio del televoto che lo vedeva in testa.

“Posso rispondere come giurata – dice la Raznovich – e non posso essere responsabile di un regolamento che del resto c’è sempre stato. Se quella di Ultimo, che peraltro ha cantato benissimo, è una polemica contro il regolamento, bisogna dibatterla in altre sedi. Però non si possono contestare le regole del gioco dopo avere giocato; quello che insegno alle mie bambine – sottolinea la conduttrice televisiva – è che se si partecipa a una gara, bisogna anche accettare la possibilità di non arrivare primi”.

Camila Raznovich rivendica una certa competenza nel settore: “Dieci anni di Mtv e otto di radiofonia forse un minimo di esperienza nella musica me l’hanno data. Capisco che Ultimo dica: ‘Il popolo ha scelto me’. Ma il regolamento di Sanremo prevede delle giurie e quindi se si vuole che sia il popolo a scegliere il vincitore del Festival, bisogna cambiare il regolamento. Le giurie esistono in tutte le gare del mondo – sottolinea la Raznovich – gli Oscar mica li attribuisce il popolo che va al cinema, e i Grammy non li assegnano certo quelli che comprano i dischi. Allora, prima di fare polemiche, stabiliamo se il vincitore di Sanremo debba essere scelto dal popolo o invece nella scelta debba contribuire l’opinione di chi ha particolari competenze nel settore. Io sono convinta che il pezzo di Mahmood sia giovane, figo e radiofonico, ma capisco anche che la mia è un’opinione e non il verbo. Mi dispiacciono le polemiche – conclude – perché la musica deve unire e non dividere, deve essere un momento di gioia”.