Scuola, “più impegno al Sud”: bufera sulle parole del ministro Bussetti

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In foto Marco Bussetti, ministro dell'Istruzione

E’ polemica dopo la dichiarazione rilasciata ieri dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti durante la sua visita ad Afragola. Il ministro leghista, alla domanda di un cronista dell’emittente locale NanoTv se servissero più fondi al Sud per recuperare il gap con le scuole del Nord, ha risposto: “No, ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte, questo ci vuole”. Non più fondi quindi ma “impegno, lavoro e sacrificio”.
“Il ministro dell’istruzione Marco Bussetti non può delegittimare il personale ‘del Sud’ usando espressioni divisive che lasciano intendere che nel Sud non ci si impegna adeguatamente” commenta Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, replicando ad alcune affermazioni del ministro Marco Bussetti fatte ieri in Campania. “Forse il ministro ignora che in molte aree del sud le scuole sono l’unico avamposto dello Stato. Delegittimare chi vi lavora significa screditare ed è inaccettabile”.
“Che sia necessario impegnarsi in qualsiasi lavoro – ed in particolare in quello pubblico, pagato da tutti gli Italiani – noi dell’Anp lo abbiamo sempre creduto fermamente. Così come crediamo, da persone di scuola, che il lavoro scolastico rivesta una importanza tutta particolare in quanto forgia il futuro della Nazione. Se il Ministro dell’istruzione ritiene che, nel settore di cui egli è responsabile, qualcuno non si impegni a sufficienza, dispone di tutti gli strumenti per intervenire” si legge in una nota dell’Anp, Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola. “Quello che il Ministro – rappresentante del sistema scolastico nella sua interezza geografica – non può assolutamente fare è delegittimare il personale ‘del Sud’, utilizzando espressioni divisive che lasciano intendere che ‘nel Sud’ non ci si impegna adeguatamente. Forse il Ministro ignora che, in molte aree ‘del Sud’, le scuole sono l’unico avamposto dello Stato e che gli edifici scolastici (spesso malridotti, ma non certo per loro responsabilità) sono gli unici su cui sventola con orgoglio il tricolore. Quelle scuole – o meglio, tutte le persone che vi lavorano: dirigenti, docenti, ata – evitano ogni giorno che tanti ragazzi cadano preda della criminalità e consentono loro di coltivare la speranza di un avvenire onesto. Delegittimarle significa screditare tutto questo ed è inaccettabile”.