A tavola con gli antichi pompeiani Caupona, la Storia diventa un marchio registrato

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di Fiorella Franchini

C’è un luogo a Pompei dove il tempo passato scorre nel presente. In via Masseria Curato il giovane imprenditore Francesco Di Martino e lo scenografo Nello Petrucci hanno ristrutturato un casale rurale trasformandolo in un’osteria che riproduce fedelmente gli ambienti di una locanda dell’antica città. A Pompei esistevano ottantanove attività, caupona simili a moderne tavole calde e termopolium, antenati dei moderni fast food. Famosi quello di Asellina che ospitava anche un postribolo e quello di Lucio Vetuzio Placido che aveva annessa la propria casa con uno splendido larario affrescato. Offrivano, solitamente, un veloce pasto di mezzogiorno con bevande e cibi caldi e semplici, adatti agli antichi romani indaffarati nelle faccende quotidiane. Gli ambienti sono ricostruiti fedelmente con affreschi del terzo stile decorati a mano dagli artisti pompeiani Rosario Lamberti e Rosario Esposito e arredati con tavoli in legno e stoviglie, calici, anfore in terracotta Persino l’abbigliamento dei camerieri e degli ospiti è rigorosamente ispirato all’epoca romana. Il giardino accoglie i commensali con la stessa familiare eleganza di una domus romana: la fontana zampillante circondata da cipressi, viti, rosmarino, aranci e limoni. Sulle pareti dell’edificio campeggiano prezziari in assi e sesterzi, graffiti e scritte elettorali simili a quelle ritrovate in via dell’Abbondanza.

Francesco, come e quando è nata l’idea di Caupona?
Il progetto è nato il 21 aprile 2016, giorno della nascita di Roma, ha richiesto circa un anno e mezzo di lavoro dall’idea di ricreare un’atmosfera unica ispirata dalla passione per la cucina, per la Storia e la rappresentazione di essa, raccontandola attraverso il cibo, gli arredi, la cultura.

Parafrasando un recente detto metropolitano “Con la cultura si mangia”. Caupona, offre un menù più raffinato delle antiche locande con piatti tipici della cucina romana tratti da “De Re conquinaria”, noto libro di ricette del cuoco gastronomo Marco Gavio Apicio vissuto ai tempi di Tiberio, una specie di Bibbia della gastronomia in dieci volumi. Frequente è l’utilizzo di legumi e verdure, aromi rari, carni dalla lunga cottura, formaggi dolci. Nell’antica Roma tutti i diversi tipi di carne venivano arrostiti al forno o cotti allo spiedo. Il maiale era l’animale più apprezzato, il pollo era l’alimento più mangiato e più diffuso, dai ricchi e soprattutto dai poveri, l’uovo, simbolo della rinascita e della fecondità, era mangiato sempre all’inizio dei pasti. Il tutto innaffiato con Pomepianorum, Fralernum, e “Mulsum”, vino speziato con zenzero e miele.

Quale è la filosofia gastronomica realizzata dagli chef Roberto Lepre e Vincenzo Russo?
Il menù offre due possibilità. La prima prevede ricette strettamente legate a quelle antiche, ma rivisitate in chiave moderna per adattarli ai moderni palati. Nella seconda le pietanze “conservano solo delle sfumature di antichità” con ’utilizzo di eccellenti materie prime, preservando il gusto del Mediterraneo, basato su interessanti contrasti e audaci accostamenti.

E’ vero che Caupona si sta trasformando in un vero e proprio marchio?
Certamente. Il nostro progetto è in continua evoluzione, il marchio è stato registrato e prevediamo di aprire altre sedi, una Roma, in Piazza Navona, e all’estero, a Manchester o in Giappone

Che cosa rappresenta il vostro logo?
Il logo evoca i graffiti dell’antica Via dell’Abbondanza a Pompei e si presenta sormontato, sulla “O” di “Caupona”, dalla sagoma di un beccafico, una specie di passero molto apprezzata anticamente non solo per la sua carne delicata, ma anche per il significato beneaugurante che gli veniva attribuito.

Accanto al gusto e all’ambientazione che assomigliano ad una porta del tempo, l’organizzazione arricchisce l’atmosfera con contenuti storici e culturali di grande impatto emotivo: musica antica, letture teatralizzate, spettacoli ispirati alla letteratura classica, degustazioni a tema, esibizioni che comunemente allietavano i banchetti nelle domus o i dopo cena, la cosiddetta comissatio, una bevuta generale di vino sottoposta a regole ferree da parte del padrone di casa e allietata da giuochi d’azzardo, sonatrici di nacchere che eseguivano danze lascive, effemminati e sfacciati ballerini, nani, buffoni, acrobati. L’atmosfera era decorosa o volgare a seconda delle regole imposte dal magister bibendi alla serata e potevano parteciparvi anche le donne, cortigiane e mogli.

Caupona dunque, è un’esperienza sensoriale completa destinata ad un pubblico speciale che vuole fondere sapere e sapori ma è anche un progetto imprenditoriale capace di valorizzare il territorio, la ristorazione e la fruizione dei beni culturali, portata avanti da quelle risorse progettuali giovani ed efficienti, troppo spesso sottovalutate. Tra i prossimi appuntamenti culturali e culinari è prevista la presentazione del libro di Giuseppe Nocca, “Le officine del Garum” con annessa degustazione e racconto del raffinato condimento, costituito da una salsa liquida di interiora di pesce che gli antichi Romani usavano come condimento. San Valentino, invece, si festeggerà tra storia e mito con un banchetto ispirato a Eros e Psiche, con ludi propiziatori e lo zodiaco di Zeus. Come non restare affascinati dalla magia dell’otium romano a pochi passi dalla frenetica vita quotidiana. La Storia prende vita, ci avvicina al passato e condisce il nostro presente, getta le basi per un futuro di progresso civile ed economico dei luoghi e delle sue ricchezze.