Un’espressione di cui molti non conoscono il significato

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In una favola Esòpo narra di una volpe cui una tagliola mozzò la coda. La bestiola si vergognava tanto che i suoi amici decisero di fargliene una così bella che nessuno sospettava che fosse finta. Un giorno venne a saperlo il gallo che svelò il segreto al contadino. Così, furono accesi fuochi vicino al pollaio, in modo che la ladra non potesse rubare. Lei, infatti, sapeva che la paglia prende fuoco facilmente e per paura di bruciarsi non ci si avvicinò più. Se i conduttori di talk show temessero la critica – è questa la morale – non inviterebbero più politici. Quindi, l’uso che se ne fa è talvolta sbagliato.

La vittoria del pastorello sul gigante è solo una favola
Nella realtà vince sempre Golia, che esulta senza dignità ogni volta che abbatte Davide. Vanitoso e senza merito come la prima in classifica nel mettere al tappeto il Chievo, fanalino di coda. Applaudono pure i tifosi. Tutti in visibilio, come se non fosse previsto. La mia generazione, invece, tifava per i deboli. E tutto andava meglio nella società, in economia e in politica. Domenica sera ogni volta che la Juve segnava, tutti a baciarsi e abbracciarsi. Tanta l’esultanza anche sugli spalti. Lezione di dignità dal portiere che para in silenzio un rigore al campione che vale un milione la settimana.

Si può applaudire chi evade il fisco, seppure fuoriclasse pieno di soldi?
È vero che la passione sportiva giustifica qualsiasi errore del proprio idolo. Ma mi sentirei stolto e un po’ suo complice se applaudissi chi si impossessa di un patrimonio che appartiene in parte anche a me. È certamente un fuoriclasse. Ma basta per considerarlo un campione? Un tempo erano l’immagine della lealtà e davano l’esempio. Ora, come molti di noi, possono essere imbroglioni. Si giustifica tutto in chi ha denaro. E lui ne ha tanto, anzi troppo. Perché, CR7, volerne ancora di più, rubarlo al fisco e alla povera gente, com’eri tu qualche anno fa. I nuovi ricchi sono svelti a dimenticare.

Studiare è come ricevere una ricca eredità, e ci si sente più forti
Ho assistito alla discussione della tesi di una mia giovanissima amica. Si è laureata in fisica con 110 e lode. Era felice, ma lo spettacolo erano i genitori, che trasmettevano a chiunque la loro commozione. Gioia e soddisfazione avevano scacciato anche il legittimo orgoglio. Come se avessero concluso una parte dei loro obblighi verso la figlia e la società. È lo spessore di chi crede nello studio. Invece, i mediocri accampano solo diritti. Erano alcuni anni che non entravo in un ateneo. Ho deciso di andarci più spesso. È come un luogo di culto dove si ricevono messaggi di fiducia nel futuro.

Una volta si coltivavano i valori dello sport e tante altre qualità
Sono morti anche loro nel crash di Superga con i campioni del Grande Torino. Tutti italiani che guadagnavano quanto bastava per vivere agiatamente. Allora i giocatori erano fedeli alla propria maglia, come il soldato alla divisa. Non si ingaggiavano mercenari, che erano solo nella Legione straniera. “Nello stadio dell’aldilà Gabetto passa a Mazzola”. Era il titolo del commovente articolo di Orio Vergani sulla terza pagina del Corriere, il 5 maggio 1949, cioè l’indomani della tragedia. Anche il giornalismo 70 anni fa era una nobile professione. Diffondeva notizie, cultura e buoni sentimenti.