Crollano le nascite, Sud povero e vecchio
Rapporto Svimez: Pil a -1,5% nel 2014

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Sono quasi 600mila i posti di lavoro bruciati nel quinquennio 2008-2013 al Sud, dove si scende sotto i 6 milioni di occupati. Si tratta del livello più basso dal 1977. Nei Sono quasi 600mila i posti di lavoro bruciati nel quinquennio 2008-2013 al Sud, dove si scende sotto i 6 milioni di occupati. Si tratta del livello più basso dal 1977. Nei mesi seguenti non si è avuto nessun segno di miglioramento: nel primo trimestre del 2014 il Sud ha perso 170mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, contro i 41mila del Centro-Nord. Sono solo alcuni dei dati emersi dal Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2014 presentato oggi al Tempio di Adriano a Roma. L’istituto stima per quest’anno un Pil nazionale in calo dello 0,4%. Siamo di fronte a una previsione più pessimista rispetto a quanto stabilito dal Def (-0,3%). Il dato – spiegano dallo Svimez – è il risultato di un Centro-Nord con crescita stabile (0%) e un Sud a -1,5%. Se queste stime saranno confermate, il 2014 sarebbe il settimo anno di recessione per il Meridione (nel 2013 il Pil del Mezzogiorno è crollato del 3,5%, peggiorando la flessione dell’anno precedente pari al 3,2%). Il calo dovrebbe confermarsi anche nel 2015, con un Pil meridionale in discesa dello 0,7%. Un altro problema evidenziato dal rapporto riguarda le famiglie povere. Al Sud, nel periodo 2007-2013, le famiglie in assoluto stato di povertà sono cresciute oltre due volte e mezzo: da 443mila (il 5,8% del totale) a 1 milione 14mila (il 12,5% del totale), con un 40% in più solo nell’ultimo anno. A esporre i cittadini del Sud alla povertà concorrono sia la disoccupazione che i familiari a carico. Nel 2012, il 9,5% delle famiglie meridionali guadagna meno di 1.000 euro al mese: in particolare, il 9,2% delle famiglie lucane, il 9,3% delle calabresi, il 10,9% delle molisane e il 14,1% delle siciliane. Sempre nello stesso anno, il 57% delle famiglie meridionali è monoreddito, con punte del 59% in Campania e del 63,3% in Sicilia. Il 16,4% delle famiglie (con punte del 19,8% in Basilicata) ha un disoccupato in casa (il doppio del Centro-Nord che arriva all’8,6%). Inoltre, il 14,7% delle famiglie meridionali ha tre o più familiari a carico, che in Campania arrivano al 19,8% (anche in questo caso più del doppio rispetto al Nord che si attesta al 5,9%). I nostri territori sono ormai luoghi da cui è meglio andare via per cercare maggiore fortuna altrove. Negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud al Centro-Nord circa 2,3 milioni di persone. Nel 2013 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord 116 mila abitanti. Qui solo una giovane donna su cinque ha un lavoro e, in generale, l’occupazione femminile si ferma al 33%. I dati evidenziano come appena il 21,6% delle donne sotto i 34 anni sia occupata, contro il 43,0% del Centro-Nord e una media nazionale del 34,7%. Il confronto con la media dell’Unione europea è impietoso: le donne sotto il 34 anni che lavorano sono il 50,9%. Quadro analogo se si considera l’occupazione femminile complessiva: al Centro-Nord la percentuale di donne che lavorano non è lontana dalla media europea (59,2% contro il 62,6% dell’Ue), mentre nel Mezzogiorno ci si ferma al 33,1%. Infine, nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918, vale a dire alla fine di due conflitti: la terza guerra d’Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. Lo Svimez rileva che il numero dei nati nel Mezzogiorno ha toccato il suo minimo storico (177mila). Si tratta del numero più basso dal 1861. Di fronte a questo scenario di desertificazione lo Svimez avanza alcune proposte di policy per cercare di invertire il trend. Tra queste troviamo: fiscalità di compensazione, rilancio degli investimenti e una politica industriale nazionale specifica per il Sud. “Di fronte a questa emergenza sociale e produttiva serve – afferma l’istituto – una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno, con una «logica di sistema» e un’azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro direttive: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica nell’ottica mediterranea e la valorizzazione del patrimonio culturale”.