Napoli, ex detenuti attori nel film di Garrone: agenti carcerari contro il ministro

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Il regista Matteo Garrone

Vent’anni di carcere per narcotraffico, poi il riscatto e la riabilitazione grazie al cinema, l’arte e il teatro. E’ Pietro Ioia l’ex detenuto che interpreta un agente penitenziario in Nivea, il film prodotto da Matteo Garrone che, tra i temi trattati, parla anche della vita dietro le sbarre. Ioia da tempo è il presidente dell’associazione Ex Don, Ex Detenuti Organizzati Napoletani, che si occupa dei diritti e del reinserimento lavorativo dei carcerati. La realizzazione di questo documentario ha aperto lo scontro tra il ministero della Giustizia e i sindacati di polizia penitenziaria, secondo cui è “inaccettabile” che un ex detenuto vesta i panni di un agente penitenziario, anche se per ragioni di copione. “Le mie lotte di civiltà e il rispetto per il diritto – dice Ioia – non vogliono essere spunti per provocare guerre fra poveri, detenuti e guardie penitenziarie. Non ho avuto pregiudizio nell’indossare la vostra uniforme. Chi la infanga è chi usa violenza per imporla e non per chi denuncia gli abusi. Chi denuncia, delegando alla giustizia il compito di stabilire cio’ che è giusto o illecito, dimostra senso civile”. Ioia chiede di finirla con le polemiche ma alla denuncia di ieri del Sappe si unisce oggi quella del Spp, un’altra sigla sindacale che rappresenta gli agenti penitenziari. “Mentre un narcotrafficante fa l’attore a Napoli con la divisa della polizia penitenziaria, non sarebbe mai successo che per interpretare il maresciallo Rocca dei carabinieri venisse scelto nemmeno un ladruncolo qualsiasi. Abbiamo toccato il fondo a testimonianza che il nostro corpo, per effetto di scelte politiche e provvedimenti del DAP e del ministro della Giustizia, è considerato di serie Z”, spiega Aldo Di Giacomo, segretario generale del Spp, annunciando che da domani, a partire dalle carceri di Abruzzo e Molise, prenderà il via “una mobilitazione del sindacato senza precedenti con un tour e sit-in davanti ai principali istituti di pena del Paese”.
Ci fa semplicemente sorridere il tentativo di recuperare credibilità messo in atto dal ministro Bonafede – attacca Di Giacomo -. Rispetto a questa situazione che vede gli agenti di polizia enitenziaria fare le comparse e i detenuti gli attori, noi diciamo basta e chiamiamo i colleghi alla mobilitazione per rifiutare il ruolo di vittima di detenuti-carnefici. Il “belare” del ministro Bonafede provoca un sussulto di dignita’ che dobbiamo anche per la memoria di tanti colleghi che si sono tolti la vita non reggendo lo stress di condizioni di lavoro e di vita di gran lunga peggiori dei carcerati. Siamo convinti che a furia di dire bugie e di fare promesse, solo perché il carcere non rientra nel cosiddetto “contratto di programma” tra Lega e Movimento 5 Stelle, questi atteggiamenti si ritorceranno come un boomerang contro chi li pratica nel disprezzo dell’impegno, del sacrificio di migliaia di lavoratori in divisa”.