Monti e Vinaccia profeti in America

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Due napoletani premiati quest’anno al Gran Gala della Niaf a Washington. Come sempre, l’annuale cerimonia della più grande e potente fondazione italo-americana si terrà nell’ultima settimana di ottobre. E nella sera Due napoletani premiati quest’anno al Gran Gala della Niaf a Washington. Come sempre, l’annuale cerimonia della più grande e potente fondazione italo-americana si terrà nell’ultima settimana di ottobre. E nella sera di sabato 25, davanti a circa tremila convenuti, sul palco d’onore – assieme a un nugolo di personalità di entrambe le sponde dell’Atlantico – siederanno anche Fabrizio Vinaccia e Pasqualino Monti. Il primo, Vinaccia, vice presidente di Mbda Italia e responsabile delle relazioni istituzionali, riceverà il Friendship Award, il Premio dell’Amicizia, per la qualità dei rapporti che ha saputo costruire con l’organizzazione guidata da Joe Del Raso e John Viola. Il riconoscimento non viene concesso a cuor leggero. Per poterlo avere occorre aver mostrato caratteristiche di affidabilità costanti nel tempo. Il secondo, Pasqualino Monti, presidente del Porto di Civitavecchia e di Assoporti, nato a Ischia, ha meritato l’International Business Award, Premio legato al mondo degli Affari, per il rapporto di lavoro che ha saputo costruire tra lo scalo che governa e la Port Authority di New York e New Jersey favorendo la nascita di un collegamento commerciale che porta utilità all’Italia e agli Stati Uniti. Il fatto singolare è che su due premiati dall’Italia, due siano di Napoli. Singolare perché mentre questa città sprofonda nello sconforto – per non dire altro – i suoi figli riescono a farsi riconoscere nel mondo come capaci e affidabili. Non a caso la prima merce di esportazione dell’ex capitale del Regno è fatta d’imprenditori e manager che solo altrove riescono a trovare fortuna e soddisfazione. Va bene che nessuno è profeta in patria, ma da noi si esagera. Si è completamente inceppato il meccanismo di selezione della classe dirigente che non si distingue perché “dirige” bene o male qualcosa ma perché sa mettere sulle proprie spalle una responsabilità allargata e universale. Anche a costo di comprimere l’area del vantaggio personale che sembra oggi l’unica a prevalere. Se non ci fosse l’America…