Infrastrutture, allarme di Confartigianato: Investimenti giù del 37,7% in 8 anni

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Tra il 2009 e il 2017 gli investimenti pubblici in infrastrutture sono crollati del 37,7% provocando la perdita di 122.000 posti di lavoro nel settore delle costruzioni. Nel 2018 il valore degli investimenti pubblici in Italia è inferiore di 17,1 miliardi in confronto alla media Ue. Emerge dal rapporto ‘La caduta. Lo spread di investimenti pubblici e infrastrutture’ presentato oggi a Milano in occasione della manifestazione nazionale di Confartigianato ‘Quelli del sì’. Tutto questo mentre la dotazione infrastrutturale dell’Italia è inferiore del 19,5% rispetto alla media Ue e nelle 8 regioni più manifatturiere (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Marche) il gap di infrastrutture sale al 20,6% rispetto alle regioni competitor della Germania. Confartigianato ha fatto il punto su otto opere-simbolo: Nuovo collegamento ferroviario Transalpino Torino-Lione, Galleria di base del Brennero, Pedemontana Lombarda, Pedemontana Veneta, Terzo valico dei Giovi, Sistema stradario in Sicilia e linea Alta Velocità – Alta Capacità Napoli-Bari e il Passante autostradale nord Bologna.
Il costo complessivo di queste opere è di 36,8 miliardi di euro, pari al 2,1% del Pil dell’Italia.
Secondo il rapporto sono 1.006.749 le piccole imprese con 3,6 milioni di addetti dei settori manifatturiero, trasporto e costruzioni interessate allo sviluppo infrastrutturale sia come utilizzatrici delle opere pubbliche sia perché coinvolte nella loro costruzione e manutenzione. Negli ultimi 12 mesi i settori a maggiore concentrazione di piccole imprese manifatturiere hanno esportato beni per 125,4 miliardi di euro con un trend positivo e pari al + 3%. Il 72,2% delle esportazioni proviene dalle regioni del Nord. Soltanto dalla direttrice del Brennero raggiungono l’Europa merci italiane per un valore di 2.738 euro al secondo. Il trasporto su strada movimenta flussi di import/export pari al 21,8% del Pil, seguono il trasporto via acqua con il 14,6% del Pil, il trasporto su rotaia (7,3% del Pil) ed il trasporto aereo (4,4% del Pil). Il rapporto della Confederazione mostra che nel 2017 sono 647 le opere pubbliche incompiute con investimenti bloccati per un valore di 4 miliardi di euro.
A bloccare o ritardare le opere pubbliche è anche la lentezza burocratica: Confartigianato ha calcolato che la durata media per la realizzazione di un progetto è di 4,4 anni, ma la metà, pari a 2,4 anni, non è operativa: langue nei tempi morti dei procedimenti burocratici e autorizzativi. La quota dei tempi morti tocca il picco massimo del 59,6% per le opere che interessano maggiormente le piccole imprese, quelle con un valore sotto i 100 mila euro. La rete ferroviaria ad alta velocità negli ultimi 5 anni si è allungata appena del 4,7% a fronte della crescita media del 20,6% registrata nei principali Paesi dell’Eurozona. Tra l’altro, nel 2018, per andare da Roma a Palermo si impiegano soltanto 9 minuti in meno rispetto al 1975, mentre per andare da Roma a Milano i tempi si sono accorciati di 3 ore. Le cose non vanno meglio sul fronte delle infrastrutture immateriali: la disponibilità di banda ultra larga per le piccole imprese italiane è inferiore del 15,1 punti percentuali rispetto alla media delle piccole imprese europee. E nelle quattro maggiori regioni esportatrici – Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – la copertura di banda ultra larga è del 57,5%, 6,1 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale. Per rilanciare la competitività delle piccole imprese occorre agire anche sui costi dell’energia: oggi i piccoli imprenditori pagano l’elettricità il 16,1% in più rispetto alla media Ue. Con un paradosso: a fronte del 34% di consumi, sulle loro bollette grava il 46% degli oneri generali di sistema.