Uno scatto di orgoglio per la ripresa di Napoli

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A cura di Ermanno Corsi Solo l’unità delle forze sociali, dice Corrado Moschitti presidente del Rotary Ovest, farà uscire la città dall'”eterno immoblie presente” Uscire dal passato e A cura di Ermanno Corsi Solo l’unità delle forze sociali, dice Corrado Moschitti presidente del Rotary Ovest, farà uscire la città dall'”eterno immoblie presente” Uscire dal passato e non saper entrare nel futuro. Diceva Seneca che non c’è vento favorevole per il navigante che non sa dove andare. Può essere questo il destino di una grande città come Napoli? La risposta di Corrado Moschitti, uno dei maggiori esperti di assicurazioni e quindi di previsioni possibili, è molto articolata. “Napoli – osserva – vive un eterno, immobile presente senza alcun disegno o prospettiva. È vero che non mancano eccellenze nella produzione e nei servizi pubblici, ma sono limitate. Sembrano cattedrali nel deserto. Persiste l’incapacità di fare rete e sistema”. Può dipendere anche dal fatto che un grande organismo vivente, come è una città, presenta troppe facce e una modesta omogeneità? L’analisi di Moschitti, presidente del Rotary Ovest, si allarga all’antropologia sociale per come la città è variegata e multiforme. Citando Benedetto Croce spiega: “Abbiamo una plebe che può aspirare a diventare popolo e borghesia, ma c’è soprattutto il volgo: una vasta area irredimibile che vive al di sotto della soglia che consente di diventare cittadini”. In un contesto così, quale ruolo possono avere i professionisti? Scatta, a questo punto, un’autoriflessione che, partendo dall’esperienza rotariana, potrebbe apparire soltanto un’autocritica settoriale ma che, invece, vale per quasi tutte le categorie professionali: “Siamo bravissimi nel criticare, ma incapaci di serie iniziative, ed anche quando le prendiamo, dopo un iniziale entusiasmo non diamo loro seguito. Si generano così diffidenza e mancanza di credibilità. A volte anche noi, colpiti dalle difficili circostanze in cui ci imbattiamo, prendiamo dubbie scorciatoie che,poi,ci pongono allo stesso livello di coloro che critichiamo”. Vuol dire che anche la borghesia professionale non è più un’èlite?.”Certamente. Lo era nell’Ottocento e nei primi del Novecento. Anch’essa è oggi coinvolta nel processo di omologazione che spinge sempre più verso il basso”. Forse va meglio per gli imprenditori visto che Aurelio De Laurentis, forte del successo della squadra azzurra, ha lanciato l’appello a “cento” di loro affinché scendano in campo con energie e capitali. Ci riuscirà? “C’è da augurarselo. Lui ci prova. Speriamo bene”. Di formazione napoletana (“sono nato nella zona di via Crispi dove mio padre Vittorio vive tutt’ora”), Moschitti compie i primi studi alla “Fiorelli” di cui ricorda gli ottimi insegnanti di materie umanistiche (“già a quel tempo mi piaceva leggere testi di filosofia”). Liceo classico al “Denza” dove si leggevano “più testi di quanti erano necessari”. L’area umanistica, che sentiva propria, porterebbe Corrado a scegliere, alla Federico II, la facoltà di Giurisprudenza. Invece il padre lo orienta verso economia e Commercio (“mi convinse l’idea di intrecciare economia e modelli matematici; nel tempo libero mi divertivo a risolvere equazioni e calcoli di matematica superiore”). Da quel momento studio e lavoro procedono uniti. “Mio padre – racconta Corrado – mi prende nella sua Agenzia di Monte di Dio. Per un anno, però, mi formo presso le direzioni delle Assicurazioni generali nelle tre sedi di trieste,Venezia e Milano. era un’altra Italia quella che ho conosciuto allora. C’erano problemi di lavoro ma non comparabili con la drammaticità di oggi”. Conseguita a pieni voti la laurea, sotto la guida di Lucio Sicca (“uno dei maggiori esperti di economia aziendale”), seguono il perfezionamento dell’inglese per sei mesi a Londra e un vantaggioso ingaggio da parte della multinazionale americana Procter. Prevale la decisione di rimanere a Napoli a fianco del padre (“scelta degli affetti e dei legami familiari”). Il 1977 è l’anno svolta. Moschitti lavora con successo come agente (colui che promuove gli affari di una Compagnia in un determinato territorio) e come broker (professionista che assiste il cliente nello scegliere la migliore modalità di gestione del rischio nei vari settori produttivi). Non mancano rapporti universitari con la Parthenope, seminari e convegni quale esperto di Diritto commerciale e delle Assicuarazioni. Quarant’anni di lavoro rendono testimoni autorevoli e credibili: “Dall’86 abbiamo avuto una crisi a spirale; in un primo momento sembrava drogata da una circolazione ingannevole di affari; con tangentopoli è incominciato il lento declino del nostro Paese. Per noi meridionali, il primo effetto è stata la caduta del Banco di Napoli”. Una caduta devastante per tanti aspetti. Ma ora da dove si deve ripartire per un progetto post-industriale e post-moderno? A chi tocca elaborarlo? Il pessimismo della ragione rischia di prevalere, Corrado Moschitti non concede troppo all’ottimismo. “È necessaria – afferma – una nuova classe dirigente all’altezza dei tempi e delle sfide; anche nella società civile debbono emergere figure che abbiano carisma e credibilità: i due magneti che, riconosciuti, attirano energie e creano un circuito virtuoso capace di frenare la crisi di produttività in atto”. Discorso che vale soprattutto per Napoli dove “la società è ingessata” e dove “si rischia di perdere anche quel poco che c’è. tutto il mondo corre con velocità incredibile mentre Napoli resta indietro”. L’orizzonte delle responsabilità va dal particolare al generale, da Napoli alla Campania. “La nostra Regione – commenta Moschitti – si caratterizza troppo per instabilità istituzionale, destrutturazione organizzativa, coalizioni politiche collusive, livelli allarmanti di criminalità, fame di occupazione, difficoltà a costituirsi come qualificato sistema sociale e produttivo in grado di rispondere alla domanda crescente di lavoro e competizione. Si vive una quotidianità drammatica con una qualità esistenziale ai livelli più bassi in Italia”. Campania specchio del Mezzogiorno? ”Sì. Negli ultimi cinquant’anni le regioni meridionali hanno conosciuto una crescita economica senza sviluppo, figlia di un’economia di distribuzione, circolazione e consumo di merci più spesso prodotte altrove”. Quindi, Sud grande mercato di cui si avvale particolarmente il Nord, con responsabilità crescenti e immediate della politica. Qui il discorso ritorna alla nostra realtà con un sistema di partiti sempre più lontano dagli interessi collettivi e dalla tutela del bene comune. “La politica – precisa Moschitti- ha delegato il proprio ruolo ai potentati economici, chiusa nella curatela di interessi privati,contraddistinta da un’immoralità diffusa e da eclatanti esempi di malcostume. L’effetto più vistoso il forte distacco tra politica e società”. Ora Corrado Moschitti guida il Rotary Napoli Ovest che è un’aggregazione di affermati professionisti. Con quale intenzione? “essere interlocutori attivi delle istituzioni che vogliano ridare valore all’etica del lavoro e dei comportamenti, ripristinare la moralità pubblica, far prevalere gli interessi della collettività su quelli di oligarchie affaristiche. Abbiamo idee e volontà. Per la nostra cultura rotariana il dovere di agire è un imperativo categorico da cui non si può prescindere”.