Paestum (Salerno), 18 ott. (Labitalia) – “La pubblica amministrazione va cambiata, non ci sono dubbi, e noi siamo pronti. Però, a monte ci deve essere una politica che ci consideri non come un costo ma come una risorsa. Quindi, diciamo sì al decreto ‘concretezza’ del ministro Bongiorno, siamo d’accordo su diritti e doveri, ma chiediamo un impegno forte del governo non solo economico ma anche di riconoscimento della Pa e dei suoi dipendenti”. Così Massimo Battaglia, segretario generale dell’Unsa-Confsal, sindacato autonomo dei lavoratori statali delle funzioni centrali, ha concluso la tavola rotonda che si è svolta questo pomeriggio a Paestum (Salerno).
L’incontro, dal titolo ‘La pubblica amministrazione ieri, oggi e domani’, precede l’apertura della due giorni di congresso del sindacato, che fa parte della confederazione Confsal, e che è fortemente cresciuto nelle ultime Rsu del pubblico impiego.
Un dibattito, alla presenza del presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini, che ha ripercorso le tappe delle riforme della Pa che negli anni si sono succedute, riflettendo sull’immagine del dipendente pubblico, sui tagli subiti dal comparto e sui rinnovi contrattuali rimasti per anni bloccati.
“Negli anni della crisi, c’è stato un forte depauperamento del lavoro pubblico in Italia – ha affermato Gasparrini – e gli anni di blocco contrattuale di certo non hanno giovato alle possibilità di miglioramento qualitativo del lavoro. E’ importante investire nel lavoro pubblico, un fulcro che, se funziona bene, fa funzionare bene l’intero sistema economico. E in questo senso i segnali che quella stagione di blocco sia alle spalle sono positivi”.
Fra i primi nodi da affrontare, per il presidente dell’Aran, “ci sono certamente la questione della scadenza dell’elemento perequativo a gennaio e il grande tema del reclutamento”.
Un aspetto, quello del reclutamento, caro all’Unsa, come ha ribadito il segretario Battaglia: “si deve cambiare un perno centrale: come si entra nella Pa. Per concorso, per merito? O per altro?”. “La Pa di ieri era un altro mondo – ha ammesso – ed è chiaro che domani, con l’informatizzazione, ci saranno meno dipendenti. Ma il punto è che va cambiata l’organizzazione del lavoro. E capire che il merito si misura con il risultato, quindi con il servizio che si dà al cittadino”.
Dunque, per Battaglia, “la politica deve tornare a investire nella Pa, a licenziare chi non fa niente, a formare chi deve entrare, a tutelare le professionalità”. “Perché – ha avvertito – è facile parlare di fannulloni ma non vorrei che quell’attacco abbia solo un fine logico: ammazzare il lavoro pubblico ma anche chi ne usufruisce”.
Un’altra questione aperta, nei giorni in cui viene varata la legge di bilancio, è quella delle risorse: “Se non ci sono le risorse per i rinnovi contrattuali, cominciamo male”, ha incalzato Battaglia. “Se il ministro parla di assunzioni nella Pa, è chiaro che siamo d’accordo, ma le risorse devono essere previste nella legge di bilancio”, ha aggiunto.
Quanto al ruolo del sindacato, ha sottolineato il segretario dell’Unsa, “resta un baluardo: se la politica vuole distruggerlo, sta a noi mantenerlo in piedi”.