L’alfabeto delle stelle? Così Giada ce lo svelerà

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A cura di Cristian Fuschetto A decifrare i codici del linguaggio con sui è stato costruito l’universo c’è anche una macchina napoletana, si chiama Giada ed è stata supervisionata dai ricercatori dell’università A cura di Cristian Fuschetto A decifrare i codici del linguaggio con sui è stato costruito l’universo c’è anche una macchina napoletana, si chiama Giada ed è stata supervisionata dai ricercatori dell’università Partenope. Come se non bastasse, oltre a dare indicazioni sulla nascita dell’universo, Giada servirà anche a darci qualche “dritta” sulla nascita della vita sulla Terra. Lanciata 10 ani fa a bordo della sonda Rosetta, Giada ha percorso sinora più di 6mila milioni di chilometri tra “fionde gravitazionali” (gravity assist) intorno a Marte e alla Terra, incontri ravvicinati (flyby) con gli asteroidi Steins e Lutetia, per atterrare finalmente sulla “sua” cometa: la 67P/Churyumov-Gerasimenko, dove Rosetta sgancerà il lander Philae. I nomi, ovviamente, non sono a caso: come la famosa Stele di Rosetta e l’obelisco di Philae ci hanno permesso di tradurre i misteriosi geroglifici egizi, la sonda europea ha il compito di svelare gli enigmi della nebulosa protoplanetaria che ha costruito i mattoni del Sistema Solare. E lo potrà fare grazie a undici strumenti (quanti sono i laboratori a bordo della sonda) che andranno a comporre altrettanti tasselli di un puzzle ancora tutto da scoprire. Un puzzle sì scientifico ma in buona parte anche filosofico. Tra gli interrogativi sul tavolo c’è, per esempio, quello sull’origine della vita sulla Terra, su cui è chiamata a dare della risposte proprio la macchina partenopea. Segugio di polvere di stelle Giada, realizzato da un consorzio italo-spagnolo sotto la supervisione scientifica della Parthenope, sta per “Grain Impact Analyser and Dust Accumulator” e, insieme a Virtis guidato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, a Osiris messo a punto dall’Università di Padova, e al sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni Sd2 sviluppati dal Politecnico di Milano, rappresenta il “made in Italy” della missione. A svolgere un ruolo importante anche le aziende del gruppo Finmeccanica come Selex Es, Telespazio e Thales Alenia Space. “In particolare Giada – spiega Alessandra Rotundi, responsabile scientifico del progetto – è uno strumento in grado di analizzare piccoli grani di materiale presente nella chioma della cometa misurandone proprietà fisiche, dinamiche e velocità. La polvere intercettata è grande al massimo pochi centimentri ma in media non raggiunge neanche 50 micron”. Ma che informazioni potranno mai dare pezzettini così minuscoli di una cometa? “Le comete – osserva la scienziata – sono corpi molto particolari perché vengono dai margini del Sistema Solare, hanno vissuto lontano dal sole e quindi non hanno subito corruzione, è come se provenissero dal passato. In questo senso sono come una fotografia della nascita del sistema solare”. Il grande bombardamento Ma Giada potrà darci delle risposte anche sulla nascita della vita: 3,9 miliardi di anni c’è un grande bombardamento di comete sulla Terra, e “solo” un milione di anni dopo si registra il fiorire della vita. Gli studiosi vedono in questa coincidenza un nesso tra le comete e il sorgere del bìos. “Le comete sono viste – conclude Rotundi – come portatori di ingredienti come acqua e molecole organiche prebiotiche. Se è davvero così potremo scoprirlo presto anche grazie a Giada”.