Le domande producono risposte

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in foto quadro di Paolo Righi

di Ugo Righi

Tutto nel mondo sta dando risposte, quel che tarda è il tempo delle domande.
Saramago

Le domande producono risposte che in genere consentono la comprensione.
L’assenza di domande è colmata da interpretazioni o affermazioni.
Le interpretazioni sono rischiose, se promosse dal pregiudizio ( risposta a priori) mentre, in genere, le affermazioni determinano resistenze.
Le interpretazioni, le resistenze, alimentano l’incomprensione e questa il conflitto contro.
Se non si fanno domande, non si possono avere risposte, ma anche
le domande possono essere lasciate senza risposta con il silenzio sordo.
Invece il silenzio attivo, che si chiama ascolto, rappresenta l’aspetto più consistente della capacità comunicativa.
Le domande, quelle vere sono davvero interessate alla risposta e non che si esauriscono in se stesse.
Lo sappiamo l’esempio classico è il riferimento ai bambini.
Mi ricordo tutti i bambini che ho frequentato e che vedo ora (figli, nipoti, altri) fra i due e i quattro anni non fanno altro che fare domande.
Fanno domande per sapere, per conoscere, per comunicare.
Crescendo le domande diminuiscono ma sono più complesse, anche se il valore profondo di alcune fatte nella prima parte della vita si perdono, si perde l’essenza di domande fondamentali che nel tempo producono risposte che in fondo non rispondono, ma giustificano l’impossibilità di farlo.
La potenza di alcuni “perché”dei bambini è straordinaria e quante volte di fronte al “non so”, il mio smarrimento era la risposta.
“Perché la nonna è dovuta andare via per sempre?” Perché quella persona è così cattiva?” “perché ci sono persone povere?” e così via.
I bambini fanno profonde domande filosofiche, psicologiche, sociologiche e vogliono risposte per capire.
Poi crescendo le domande diminuiscono e quando si è adulti, ne facciamo pochissime, preferiamo le nostre affermazioni, le nostre certezze, quello che abbiamo finalmente deciso di credere e pensare.
E poi in fondo che senso ha fare domande se non si hanno le risposte: tanto vale procurarsi direttamente le risposte.
Ci sono molti modi per fare false domande: dove conosciamo la risposta, o formulate in modo tale da suggerirla, o dove, ripeto, la risposta in realtà non ci interessa.
Fare domande (vere domande) significa entrare in relazione, significa trovare l’interdipendenza in una punteggiatura relazionale equilibrata accettando la momentanea dipendenza dall’altro, riconoscendogli la possibilità di influenzarci, perché ci fidiamo di lui e si può tentare scambi di valore oltre il conformismo.
Questo è un altro punto della grande complessità comunicativa: alcune domande implicano che la possibilità della risposta risieda in altre domande, dove il dialogo sia prima interiore per poter poi diventare comune con un altro.
È la fatica di amare, essere amici e anche di lavorare insieme.
Ho fatto recentemente una domanda a un amico che implicava che lui la facesse a se stesso per potermi rispondere.
Quest’amico è scomparso, ma forse sta elaborando la sua risposta( silenzio attivo) per potermi dire qualcosa.