Crollo a Genova, 36 morti

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– In una città ammutolita e in una Val Polcevera immersa nel buio, tra le luci dei mezzi d’emergenza, sono andati avanti tutta la notte senza sosta gli scavi sotto le macerie di Ponte Morandi, ieri mattina intorno alle 11.50. Il bilancio delle vittime si è aggravato. “Durante le operazioni di soccorso nella notte sono stati ritrovati i corpi senza vita di altre 5 persone, il numero risulta essere di 36 vittime al momento”, ha confermato all’Adnkronos il direttore del 118 di Genova, Francesco Bermano. Tutti sono stati trasferiti presso l’obitorio dell’ospedale San Martino di Genova. Ancora in corso l’identificazione.

Sull’area del crollo un migliaio di soccorritori tra vigili del fuoco, tecnici sanitari e forze dell’ordine. “Lo scenario che si è configurato fin dalle prime ore è stato uno scenario difficilissimo – ha raccontato uno dei tecnici del centro operativo membro del team di maxi emergenza – colonna mobile – del 118 di Genova al lavoro in queste ore nella zona del disastro e tra i primi ad arrivare sul posto – ci siamo occupati di mettere in piedi un centro medico avanzato entro la prima ora. La difficoltà di questo scenario era la multifocalità: 5 aree completamente separate tra di loro in cui operare con azioni completamente diverse”.

“Sulla sponda destra – ha ribadito il tecnico – il lato via Fillak sotto il ponte, area piana e zona di ferrovia con cavi elettrici divelti. Poi il cumulo di macerie che ha richiesto un enorme lavoro in corda dei vigili del fuoco e pazienti intrappolati. Lo scenario del greto del torrente. Nei primi minuti abbiamo soccorso una quindicina almeno di pazienti vivi. Parliamo di un salto di 50 metri, di norma si va in codice rosso per una caduta da tre metri, figuriamoci così. Io so quello che ho visto, persone sopravvissute dopo un impatto del genere”.