“L’africano”, Giffoni Film Festival lascia ai giovani il testimone delle tradizioni locali

L’hanno ribattezzata “Pagani città di Santi, Artisti e Mercanti”, nel suo ventre, il piccolo comune del salernitano, conserva storia, tradizioni, riti e miti che il tempo non ha cancellato bensì scalfito. I vicoli, intatti, sanno di storia e di unione: “o vicino è ‘mmiezo parente”, rapporti umani e fedeli che si tramandano. Fede che và a braccetto con tradizione, giovani che nascono nel solco di antiche tradizioni, una su tutte la festa della Madonna delle Galline, un vero rito che abbraccia tra fede e momenti civili un’intera comunità la prima domenica in albis, per tre giorni Pagani sa di tagliolino al sugo e carciofi arrostiti, di preghiere ed incenso, di vie che si affollano, si riempiono di vita e di devozione. Alla tavola del paganese c’è sempre un posto, per chiunque, per vivere insieme una festa sentita, vera, mai banale, che si rinnova. Identità scolpita e scalfita da lui, Franco Tiano. Nei toselli, c’è la vera anima della festa e lui ne è l’ideatore e l’anima che nonostante la sua scomparsa, si ricorda con cuore colmo di affetto ed una mancanza che si percepisce e si sente. Una festa che non perde l’anima sacra e viscerale, lasciata anche da Franco Tiano e trasformata in una cosa ancor più grande. Si intitola “L’Africano” il tratto umano, personale, storico, emozionante dedicato a Franco Tiano, nato dalla regia di Laura Mandolesi Ferrini, giornalista Rai e regista appassionata, che firma il mediometraggio, un film documentario, proiettato fuori concorso al Giffoni Film Festival, la grande astronave del cinema giovanile. Occhi puntati sullo schermo, assorti, rapiti, incuriositi, ero in sala e guardandomi in torno vedevo una generazioni di ragazzini provenienti da ogni parte d’Italia abbandonare il cellulare, i post, i like per immergersi nei vicoli della storia paganese, cercando di capire questo uomo che ha segnato una festa. Il tratto di un uomo di comunità, che da questo centro del salernitano è partito ed è stato compagno di tournè e di avventure è raccontato dalla voce di Isa Danieli, Peppe Barra, Teresa De Sio assieme a Marcello Colasurdo, Eugenio Bennato, Pietra Montecorvino e Cristina Donadio, tratteggiano la personalità umana ed artistica di Franco Tiano, che dal palco alla vita reale era vero, originale, sincero, non perdeva occasione per ricordare, raccontare la “sua Pagani”. Uomo che credeva nei rapporti, al giornalista Alfonso Tramontano Guerritore, che nel post visione del docu-film, racconta che Tiano gli disse che qualsiasi conflitto d’amore o d’amicizia, di odio o di bene si risolve danzando. Occhi negli occhi. Confronto fisico di movenze. Lo chiamavano “L’Africano”, per la carnagione olivastra, artista poliedrico, uomo mistico e pittoresco, persona influente della comunità paganese e più in generale della cultura popolare meridionale del secolo scorso, Franco Tiano ha lasciato un’impronta fortissima della sua figura sulla popolazione locale e su altri rappresentanti del panorama culturale partenopeo moderno, perfettamente descritta nel documentario che racconta la figura complessa ed articolata di Franco Tiano. Un excursus dagli anni settanta ai primi anni 2000, ricoprendo gli studi antropologici ed etnografi realizzati sul mondo delle tradizioni e culture popolari. Immagini di repertorio, tratteggiano il ricordo di Tiano. “Il sangue cammina, non è acqua. Le tradizioni, i patrimoni vanno trasmessi”, racconta una delle voci che tratteggia Tiano e la festa paganese, e non posso che condividere. Ognuno di noi ha bisogno di capire, di trovare le proprie origini e quando nasci nei fazzoletti di terra del Sud, che hanno bellezza, storia, tradizioni, non puoi fare altro che capirle dal di dentro, perché raccontano l’identità delle tue origini. I giovani hanno bisogno di testimoni e se uno di questi si chiama Franco Tiano, lì potranno attingere umanità, ironia, vero legame alle proprie origini, alla propria storia, che si vive e si trasmette anche grazie alle feste popolari, che vanno oltre i social, perché restano così vere anche attualizzandole ai moderni canali sociali, perché la festa “signora del Carmelo” ha tutti gli elementi di educativi . La conoscenza delle proprie radici culturali e del proprio territorio è fondamentale per il processo formativo, perché amplia le conoscenze e gli stimoli per confronti culturali e sociali oggi più che mai attuali. . I festeggiamenti in onore della Vergine del Carmelo è una delle più alte rappresentazioni della cultura popolare, la festa può essere vissuta e raccontata in molti elementi naturali e antropologici, che coinvolgono i cinque sensi, con sensazioni e stati d’animo in continuo mutamento. I profumi del cibo accompagnano per ore ed i più piccoli si affascinano ai nuovi sapori, che conserveranno il ricordo dell’associazione odori-sapori sino all’anno successivo. Un insieme di colori: dal rosso del pomodoro, al giallo dei tagliolini, passando per il verde dei carciofi, che i bambini mescolano ed associano alla festa. La tammurriata, ballo popolare paganese viene tramandato da generazioni, accompagnato dal suono della tammorra, delle nacchere, del patipù e del triccheballacche. Il ritmo musicale è importante nella crescita di un individuo. Con la danza si ha una cooperazione organizzata delle facoltà mentali, emotivi e corporee che si traduce in azioni, la cui esperienza è della massima importanza per lo sviluppo della coordinazione, dell’armonia e anche della personalità. Il canto popolare si sviluppa in una melodia inizialmente imparata: passando di bocca in bocca questa può cambiare, mutando parole e anche melodia. Avvicinare i più piccoli ed i ragazzi al linguaggio poetico popolare favorisce il confronto con il vissuto interiore e con le potenziali capacità fantastiche e creative che ogni persona possiede. Dal cibo alla musica, tutto è magia in onore della Vergine del Carmelo ed attrae i bambini che ne usciranno arricchiti ed entusiasti. Non resta che vivere questa festa con i più piccoli per rivivere insieme a loro la magia dell’incontro con il passato, che rivive nel presente ed è destinato al futuro donandogli un’aurea di gioiosa sacralità nel solco tracciato da Franco Tiano.
E sono certa che dopo la visione del docu-film in molti emozionati ed entusiasti vivranno e si avvicineranno alla festa con più affetto, mentre, più giovani dopo Giffoni Film Festival arriveranno a Pagani per viverla dal di dentro la festa per riscoprire il piacere di qualcosa che tramanda storia e veridicità.
Le radici non vanno perse, non perdiamole, nel frattempo non le hanno perse il giornalista, firma de “Il Mattino” Aldo Padovano, Luca Tiano, l’associazione “Ambress….Am..press” di Santino Desiderio che tra l’altro ha curato le musiche, da Brigida Civale e Gerardo Ferraioli. La regista Laura Mandolesi Ferrini, il fotografo Gaetano Del Mauro che insieme a Emiliano Checchero, helene Schelfout ed Eva Stanzione, firmano le riprese; il montaggio di Roberto Mencherini; il mixaggio audio di Alessandro D’Aniello; le musiche di Giuseppe Desiderio, Sharon Viola e Alessandro D’Aniello. Una squadra che ha dato vita alla memoria che appartiene a tutti noi.