Controllo tecnico batte autocontrollo morale, fine dell’etica

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Si fa sera Non ce l’ho con la primavera perché è tornata. Non la incolpo perché adempie come ogni anno ai suoi doveri. Capisco che la mia tristezza non fermerà il verde. Il filo d’erba, se oscilla, è solo al vento. Non mi fa soffrire che gli isolotti di ontani sulle Si fa sera Non ce l’ho con la primavera perché è tornata. Non la incolpo perché adempie come ogni anno ai suoi doveri. Capisco che la mia tristezza non fermerà il verde. Il filo d’erba, se oscilla, è solo al vento. Non mi fa soffrire che gli isolotti di ontani sulle acque abbiano di nuovo con che stormire. Prendo atto che la riva di un certo lago è rimasta? come se tu vivessi ancora bella Wislawa Szymborska


I grandi furti di Venezia, Genova, Milano (ma i ladri non erano tutti al sud?) sono la continuazione dell’imbarbarimento della civiltà. Non si salva nessun ruolo: politici ovviamente, imprenditori, anche magistrati, e così via. Occorre aumentare il peso delle regole e del controllo dice Renzi. Va bene, è una strada corretta, perché è chiaro che non ci si può più fidare di nessuno quindi servono molti più occhi e spie. Il costo del controllo sarà ancora più alto ma forse meno del costo del furto. Ma ci pensate che risparmio potrebbe avere un paese che non deve spendere per creare sistemi che hanno l’origine sulla sfiducia? Comunque tornando alle regole non mettere ancora i ladri a decidere le regole per arginare i ladri. Lo abbiamo visto: i ladri di alta competenza creano le regole per rubare meglio all’interno delle regole che hanno creato, poi inventano lavori che hanno lo scopo prevalente di farli arricchire. Però è triste e in fondo una grande sconfitta civile quella di aumentare il controllo e inasprire le regole se vogliamo combattere i ladri: occorre aumentare il controllo perché non c’è autocontrollo etico. Si deve accettare che nessuno, quando si avvicina al potere, possegga la “voce della coscienza” come controllore interiore, che gli dice “cosa è giusto o non giusto fare.” Va bene la strada push ma non possiamo ignorare che nel medio lungo termine (e anche nel breve) la prospettiva etica è la vera risorsa per la creazione di valore pratico, compresa l’efficienza e lo sviluppo dei sistemi. Il capitale sociale è determinato dalla fiducia e solo l’etica può dare un senso di reale valore alle regole, anche sec c’è da capire quanto poi per stare dentro un sistema si debbano accettare regole del gioco che magari qualcuno non vorrebbe, ma deve. Le regole vanno scritte da un sistema definendo quelle che sono utili allo sviluppo del sistema stesso e diventano quindi punto caratteristico della cultura, ma il loro rispetto non può essere di tipo burocratico o solo tecnico. Il comportamento autenticamente etico è anche intelligente e include inevitabilmente forza interpretativa contestualizzata e un’intenzionalità profonda nel volerle rispettare perché ritenute, appunto, giuste e intelligenti. Anzi, quando è così, il loro rispetto non richiede sforzo, perché fa parte di una spontaneità che ha una saggezza intrinseca nel modo di pensare e sentire. Le regole da sole e anche il loro rispetto ottuso non garantiscono il valore. Il codice civile vieta la truffa ma non di dire ogni tanto menzogne, oppure di non rispettare impegni, promesse o di alterare o omettere informazioni o fatti, non vieta di manipolare emozioni o creare difficoltà con atteggiamenti prepotenti e arroganti, oppure di utilizzare pressione sugli altri attraverso, appunto, le regole. Spesso ciò che è legalmente lecito diventa, (non a causa di cosa si fa ma del come e perché) eticamente riprovevole. Che cosa occorre fare per produrre valore e cosa occorre fare, o non fare, per distruggerlo richiedono una capacità interpretativa e una sensibilità sociale che sia capaci di dare valore alle regole. Quindi, ripeto, etico è ogni comportamento rilevante ai fini del miglioramento del vivere insieme, utile per i fini di quel sistema. Naturalmente se i fini sono etici ossia tesi a creare benessere e ricchezza non contro ma insieme con altri. Non è etico occupare posizioni di potere senza rispondere della responsabilità connessa. Potere senza responsabilità è arroganza. Potere per se contro altri è delinquenza. Il valore di un comportamento etico pratico non è insito nell’output perché tale, ma dal vantaggio che crea per il sistema sociale in cui si manifesta. Il valore non si trova solo nei benefici ma anche nel processo utilizzato, cioè in cosa immetti, come lo fai, come lo elabori. Occorrerebbe sviluppare azioni che oltre che aumentare, i cani da guardia agissero verso la coscienza del vantaggio di un buon comportamento, far capire, avendone create le condizioni, che non solo la disonestà paga. Il dato di realtà della nostra nazione è che il potere è in mano ai ladri (sinora) e che la propensione prevalente è al furto. Sembra ora che il rischio di essere “beccati” tutto sommato sia minore a quello di avere comportamenti etici, validi solo per essere impallinati da Equitalia. Via a calci, afferma Renzi, e poi direi non a casa ma in galera e dopo aver restituito il bottino perché di tutti quei soldi ne abbiamo proprio bisogno.