Confindustria, il leader nazionale Boccia sui dazi: Serve una risposta europea

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“La provincia di Caserta come il resto del Paese hanno un’alta vocazione di export per cui ogni dazio che viene dal resto del Mondo crea delle rigidità e riduce la potenzialità dell’industria italiana”. Lo ha detto il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia in occasione del convegno sui dazi organizzato presso la sede degli industriali casertani. “Siamo la seconda manifattura d’Europa – prosegue – la bilancia commerciale è positiva, è interesse dell’Italia chiaramente non avere dazi da nessuna parte, e avere chiara la dimensione del contesto. Rispondere ai dazi americani con un’operazione da “first Italy”, cioè prima l’Italia, significa non aver compreso l’importanza di una risposta che invece deve esserci in chiave europea. L’Europa è il mercato più ricco del mondo; è evidente che serve una reazione equilibrata per non entrare in una dimensione in cui ai dazi dell’Europa corrispondano poi dazi di altri Paesi, perché così il mondo diventa più chiuso e non cresce affatto nell’interesse di tutti”.
Ad aprile i lavori del convegno il presidente di Confindustria Caserta Luigi Traettino, secondo cui: “La guerra commerciale influisce sull’Italia e su Caserta, provincia con fortissima propensione all’esportazione”. Per questo “l’Italia non deve agire da sola bensì in una logica europea”.
Il presidente di Confindustria Campania Vito Grassi lancia un messaggio agli Stati Uniti. “La storia dovrebbe pur insegnare qualcosa. Il famoso Smoot-HawleyTariffAct, ratificato nel giugno 1930 dall’allora presidente Herbert Hoover nonostante l’appello di oltre mille economisti a non firmarlo,fece balzare al 60% i dazi su oltre 20mila prodotti stranieri, in alcuni casi quadruplicandoli. Il risultato? Nel giro di tre anni le importazioni degli Stati Uniti crollarono del 66%, le esportazioni si inabissarono del 61%. Il tasso di disoccupazione triplicò dall’8% al 25%. Ci auguriamo che questa lezione non sia stata del tutto dimenticata”.
Una speranza che rivela in realtà un timore: “Anche il nostro tessuto produttivo campano, dall’automotive all’aerospazio, all’industria agroalimentare al tessile abbigliamento e ad altri settori con significativa proiezione internazionale, rischia di subire danni ingenti dalla chiusura dei mercati”.
Sullo sfondo un interrogativo. “Qual è il modello di società cui vogliamo tendere? Quella aperta e inclusiva, propugnata con forza, e con una qualità progettuale frutto del lavoro dell’intero sistema confindustriale, alle recenti Assise di Verona? O un mondo di veti incrociati, di crescente conflittualità, di decisioni unilaterali, e di superamento, anziché di opportuna revisione, del ruolo di organismi internazionali? La discussione, il dibattito, l’approfondimento, qui e ovunque, possono fornire un piccolo ma utile contributo per evitare che l’orologio della storia sia riportato all’indietro, proprio quando l’evoluzione tecnologica ha assunto ritmi tumultuosi”.
Tra gli altri intervenuti al dibattito moderati dal giornalista Alfonso Ruffo, Gianluca Cantalamessa, deputato della Lega (“I dazi, come le sanzioni, sono lo strumento e non il fine della politica economica nazionale”), Piero De Luca, deputato del Pd (“La risposta dell’Europa ai dazi Usa è un segnale politico estremamente positivo poiché ci si è mossi, in ambito economico-commerciale, con una voce sola”), Carlo Sarro, deputato di Forza Italia (“La politica dei dazi crea danni alla valorizzazione dei sistemi produttivi”) e Riccardo Maria Monti, presidente di Italferr (“L’interesse primario dell’Italia è promuovere un sistema di libero scambio”).