Il Gruppo Monte dei Paschi di Siena negli ultimi due anni è stato protagonista di un corposo processo di ristrutturazione successivo all’entrata in carica del nuovo management (Viola/Profumo) all’inizio del 2012. L’istituto senese, nel Il Gruppo Monte dei Paschi di Siena negli ultimi due anni è stato protagonista di un corposo processo di ristrutturazione successivo all’entrata in carica del nuovo management (Viola/Profumo) all’inizio del 2012. L’istituto senese, nel periodo antecedente le elezioni politiche del febbraio 2013, è stato al centro di una campagna mediatica senza precedenti, focalizzata sull’emersione di perdite occultate in bilancio per circa 730 milioni di euro su prodotti strutturati sottoscritti tra il 2008 e il 2010. Di tali eventi, come delle presunte tangenti pagate in merito all’acquisizione di banca Antonveneta avvenuta nell’anno 2008 al prezzo esorbitante di circa 10 miliardi di euro, i responsabili saranno chiamati a rispondere di fronte all’autorità giudiziaria. L’aspetto bizzarro di queste vicende è che tutto è accaduto poche settimane dopo l’approvazione di un consiglio di amministrazione (novembre 2012) nel quale i nuovi vertici della banca avevano già denunciato le perdite derivanti dalle operazioni sopra descritte, confermando inoltre la corretta esecuzione del piano industriale triennale presentato nel mese di giugno 2012 che prevedeva una severa riclassificazione del portafoglio crediti, un cospicuo piano di riduzione dei costi operativi (esuberi per circa 4.000 unità e chiusura di oltre 400 filiali) e la patrimonializzazione dell’istituto attraverso il ricorso ai cosiddetti Monti bond (prestito oneroso dello Stato italiano convertibile in azioni) per 3,9 miliardi di euro da rimborsare gradualmente entro l’anno 2016 attraverso uno o più aumenti di capitale. L’enfasi con cui sono state presentate dagli organi di stampa le notizie sopra citate, nonostante fossero già note, ha letteralmente scatenato il panico tra gli investitori: le obbligazioni del gruppo su tutte le scadenze hanno subito corpose cadute nei prezzi e numerosi correntisti hanno chiuso il rapporto con la banca temendone addirittura il fallimento. Le primarie agenzie di rating, ragionando in modo alquanto miope, già nella seconda metà del 2012 avevano declassato il debito della banca al grado di “spazzatura” nonostante l’avvio con successo del piano industriale, favorendo in ultima analisi il comportamento irrazionale e disordinato degli investitori e dei correntisti. La realtà odierna, a un anno dagli eventi sopra descritti, è ben diversa: tralasciando la battaglia politica intercorsa tra i vertici del gruppo e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena (storico primo azionista della banca), il consiglio di amministrazione, riunitosi lo scorso 18 aprile, ha deliberato all’unanimità di proporre all’assemblea straordinaria degli azionisti un aumento di capitale fino a un massimo di 5 miliardi di euro in sostituzione dell’ammontare di 3 miliardi di euro già autorizzato il 28 dicembre 2013. La maggiore dimensione dell’aumento di capitale consentirà all’istituto il rimborso anticipato dei Monti Bond rispetto ai tempi concordati, con un risparmio in termini di oneri finanziari pari a circa 400 milioni di euro su base annua. Inoltre, grazie al nuovo innesto di liquidità, il gruppo senese non solo rispetterà in anticipo i criteri imposti dalla regolamentazione bancaria europea, ma potrà anche accelerare il processo di incremento degli impieghi a favore di imprese e famiglie in una fase strategica di inversione del ciclo economico con enormi benefici in termini di redditività. La banca, in poco meno di due anni, si avvia dunque a completare un processo di ristrutturazione che riporterà ragionevolmente il conto economico in utile netto stabilmente dal 2015 e, con qualche probabilità, già nel 2014. Passando all’aspetto operativo, i rendimenti odierni delle obbligazioni del gruppo Monte dei Paschi di Siena sono crollati ai minimi dal 2007 e, per fare un esempio, chi avesse acquistato un’obbligazione con scadenza biennale nel mese di aprile 2013, ad oggi avrebbe ottenuto un rendimento composto superiore all’11% su base annua. Su queste pagine (cfr. Caccia al valore 14/9/2013) avevamo già consigliato ai lettori di puntare le antenne esclusivamente sulle obbligazioni dell’istituto senese, evidenziando come gli ottimi rendimenti fossero frutto del panico ingiustificato degli investitori. Oggi, ultimata la fase di incertezza legata all’entità e ai tempi dell’aumento di capitale, riteniamo che l’investimento nel titolo azionario Banca Monte dei Paschi di Siena, il cui prezzo attuale è a sconto del 30% circa rispetto al corrispondente valore patrimoniale, offra delle ottime prospettive di redditività in un’ottica di medio periodo.