Compiere la stessa strada conduce sempre allo stesso posto

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Vestiario Ti togli, ci togliamo, vi togliete cappotti, giacche, gilè, camicette di lana, di cotone, di terital, gonne, calzoni, calze, biancheria, posando, appendendo, gettando su schienali di sedie, ante di paraventi; per adesso, dice il medico, nulla di serio si rivesta, Vestiario Ti togli, ci togliamo, vi togliete cappotti, giacche, gilè, camicette di lana, di cotone, di terital, gonne, calzoni, calze, biancheria, posando, appendendo, gettando su schienali di sedie, ante di paraventi; per adesso, dice il medico, nulla di serio si rivesta, riposi, faccia un viaggio, prenda nel caso, dopo pranzo, la sera, torni fra tre mesi, sei, un anno, vedi, e tu pensavi, e noi temevamo, e voi supponevate, e lui sospettava; è già ora di allacciare con mani ancora tremanti stringhe, automatici, cerniere, fibbie, cinture, bottoni, cravatte, colletti e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa riutilizzabile per protratta scadenza. Wislawa Szymborska


Se compiamo sempre la stessa cosa erronea, otterremo sempre risultati sbagliati, acquisendo qualcosa, che qualcuno, chiama esperienza, ossia una forma d’incompetenza qualificata mistificata come valore. Ma fare bene una cosa giusta oggi, non vuol dire che la stessa cosa sia giusta domani, perché il mondo cambia e perché noi dobbiamo cambiare il mondo, quindi l’esperienza che serve è solo quella generativa e non cumulativa. Quindi per mantenere qualcosa che abbiamo conquistato (nel business, nell’amicizia, nell’amore, con i genitori, con i figli, ecc.) occorre rigenerarla continuamente, altrimenti è destinata a degenerare. La generazione richiede rigenerazione permanente, cambiamento intelligente, conservazione e variazione selettiva. Su qualsiasi cosa è così, è un principio: quello che non si rigenera degenera! Con questa riflessione voglio affrontare il tema dell’innovazione che non è banalmente solo fare cose nuove, anzi spesso la capacità può essere quella di mantenere, conservare, proteggere insieme a cambiare, migliorare, sostituire, innovare. Globalizzazione, internazionalizzazione, apertura dei mercati, abbattimento degli steccati, e così via: il mondo si è fatto più piccolo ma i territori percorribili più estesi e le variabili presenti da considerare enormemente più numerose e imprevedibili. La necessità delle imprese è di essere più ricettive per comprendere ciò che sta accadendo e per affrontarlo, creando un nuovo equilibrio dinamico e vantaggio competitivo cambiando velocemente e in modo finalizzato e focalizzato. Questa è l’innovazione, variabile strategica determinante negli scenari competitivi. Creatività e innovazione s’intrecciano: la prima è legata a caratteristiche soggettive mentali e stati d’animo vitali, mentre l’innovazione, “figlia” della creatività, è il fatto oggettivo, l’atto creativo è, in pratica, il veicolo del cambiamento. La creatività è da intendersi come capacità interrogativa che consente di ottenere nuove risposte valorizzando le “devianze”, le trasgressioni, le anomalie, facendole diventare tendenze, che modificano in modo vantaggioso qualcosa (hard e soft). L’innovazione è un processo che, partendo dall’idea, trasforma il sistema in cui è nata una devianza: lo disorganizza e organizza mentre lo trasforma. Ma quello che distingue i processi creativi evoluti non è tanto l’idea, quando l’intensità del bisogno che inizia il processo creativo e lo alimenta: la “motivazione”intensa. La motivazione sta in monte del processo creativo: “Sono predisposto a inventare qualcosa, m’ingegno a farlo, non mollo, sono tenace se l’esito produrrà un mio vantaggio personale, economico, sociale, di appartenenza, di autorealizzazione.” Quindi essere innovativi, vuol dire avere a che fare con delle idee e con una passione che le alimenta organizzando elementi preesistenti in insiemi nuovi e diversi per ottenere dei vantaggi rispetto alla situazione precedente. Chi è creativo è irrequieto, la mente si agita, ha una forte motivazione che diventa slancio quando si combina con qualcosa che fa scattare l’idea. Ha competenze interpretative per cogliere connessioni tra stimoli lontani. Fleming, ad esempio, per giungere alla penicillina usò il suo specifico ricco bagaglio cognitivo, ma in altri casi le connessioni avvengono soltanto prendendo le distanze: lo pneumatico fu inventato da un veterinario, la penna a sfera da uno scultore, il parchimetro da un giornalista ecc. a volte si è troppo vicino al problema per vederne la soluzione. Ma indipendentemente dall’oggetto o dal cambiamento creativo occorre che l’ambiente sia favorevole. Un contesto possiamo considerarlo favorevole quando, in generale, è in grado di aumentare il numero di scelte, dove aumentano le possibilità e quindi dove il soggetto è protagonista. La creatività è il sesso della nostra vita mentale ma per potersi esprimere nella sua dimensione connettiva e generativa ha bisogno di desiderio e di tenacia. Ci sono ambienti che reprimono i desideri e altri che li fanno nascere e li coltivano. Stanno aumentando gli investimenti sul tema complesso dell’innovazione e questa è una cosa molto buona ma occorre coltivare il desiderio e la motivazione e quindi le condizioni che consentono un certo modo di pensare perché parte tutto da qui. Come diceva Braque “Amo la regola che controlla l’emozione, ma amo l’emozione che corregge la regola”.