Grande successo di pubblico al Franklin Institute di Philadelphia, per la mostra “One Day in Pompei”, nella quale – ancora fino al 27 aprile – sono esposti più di 150 pezzi in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, portati Grande successo di pubblico al Franklin Institute di Philadelphia, per la mostra “One Day in Pompei”, nella quale – ancora fino al 27 aprile – sono esposti più di 150 pezzi in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, portati negli Stati Uniti per la prima volta in questa occasione: affreschi, sculture in marmo e bronzo, gioielli, monete romane e calchi completi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. seppellì la città sotto uno spesso strato di lava e ceneri vulcaniche. Immersione totale – Mentre in quella originale i problemi sembrano non finire mai, tra crolli e progetti di riqualifica e manutenzione che stentano a vedere la luce, altrove è tutta un’altra musica. Tutti pezzi di One Day in Pompei che offrono un quadro completo della vita quotidiana e della tragica fine di questa antica città dell’Impero romano: elmi di gladiatori, monete, altari e sacelli, statue, intere pareti decorate e molti altri reperti archeologici esposti nel loro contesto originario. All’ingresso, con il pavimento che vibra e le pareti che scricchiolano, i visitatori hanno modo di rivivere in immersione totale l’eruzione catastrofica del vulcano nel 79 d.C. grazie ad effetti speciali (3D, 4D e Cgi), in un’esperienza davvero unica che li porta a capire profondamente la storia e le vicende di una delle più belle città dell’Impero romano. Gli scavi, che risalgono a più di 250 anni fa, e che gli archeologi continuano tuttora a studiare e perfezionare, contengono infatti una “fotografia” precisa della vita quotidiana in questa città imperiale del I secolo d.C. con strade, edifici, magazzini, lupanari, negozi con le loro merci e le terme.