Country Report 2018, per l’economia segnali di ripresa ma servono le riforme. Angioli: Avanti col Piano occupazione

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La situazione economica italiana migliora, grazie anche alle politiche degli ultimi governi, ma gli squilibri sono ancora importanti. Per questo il percorso di riforma va consolidato: è il messaggio che giunge dalla Commissione Europea che questa mattina ha presentato, attraverso i suoi rappresentanti, il Country Report 2018, ossia l’insieme di dati che saranno poi alla base per l’adozione dei programmi nazionali di riforma e per le raccomandazioni specifiche per Paese.
Al tavolo, nell’aula convegni del Centro Europe Direct Napoli Benevento Avellino, ospitato dal Centro “Raffaele d’Ambrosio” (Lupt) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Aliénor Margerit, capo dell’Unità Italia, Malta, Polonia, Dimitri Lorenzani, team leader del desk Italia, e Daria Ciriaci, consigliere per la governance economica presso la rappresentanza in Italia della Commissione, insieme a Massimo Squillante, prorettore dell’Ateneo sannita e Claudia Curci, consigliere direttivo del Think Tank Trinità dei Monti nonché moderatrice dell’incontro.
“Quello di oggi è un appuntamento importantissimo nel percorso di confronto tra il territorio e l’Europa – spiega in apertura Guglielmo Trupiano, direttore del Centro Lupt – Poterlo ospitare è per noi una grande soddisfazione e la conferma del buon lavoro svolto fin qui. La nostra struttura è cresciuta molto in questi anni diventando il centro Europe Direct in Italia con maggior radicamento sul territorio. Obiettivo ora è di crescere ancora e in tale direzione vanno tanti nuovi progetti in cantiere”.
La parola passa quindi a Daria Ciriaci che dipinge la cornice nella quale si inserisce il Country Report 2018. “Il semestre europeo – dice il consigliere – rappresenta un momento di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nell’ambito dell’Unione, dunque non un’imposizione ma un partenariato nel quale gli Stati membri hanno la possibilità di allineare le proprie politiche agli obiettivi fissati a livello europeo”.
Di qui l’analisi di una situazione economica che per l’Italia presenta spiragli di luci, dopo anni di crisi, ma anche diverse ombre. “Segnali di ripresa ci sono – spiega Aliénor Margerit – anche se in molti indicatori l’Italia rimane sotto la media europea”. E’ il caso per esempio degli investimenti, sia privati che pubblici, ancora scarsi rispetto a quelli di altri stati membri o della produttività la cui crescita continua ad essere frenata dall’incompiutezza del percorso di riforme intrapreso.
“Fanno certo ben sperare l’aumento dell’occupazione e il recupero di quote di mercato all’estero – continua il capo dell’Unità Italia, Malta, Polonia – L’Italia però deve fare di più”. Il riferimento è alle riforme senza le quali diventa difficile abbandonare l’attuale classificazione dataci dall’Europa di ‘Paese con squilibri macroeconomici eccessivi’.
“L’analisi sulle prospettive future – dice Dimitri Lorenzani – mette l’Italia davanti a due strade, una dolorosa che passa attraverso l’inasprimento della tassazione, l’altra meno dura che guarda invece alla crescita della produttività”. Strade in entrambi i casi difficili per un territorio che parte da un livello di sofferenza già ampio. Le slide che scorrono sullo schermo posizionato dietro i relatori sono eloquenti in tal senso. Pesano sulla situazione elementi di criticità storici. Tra questi debito pubblico ed evasione fiscale.
“L’occupazione è tra le note positive di quest’ultimi anni – conferma il team leader del desk Italia – segno che riforme come il Jobs Act hanno avuto i loro effetti positivi. Nonostante questo, però, permangono disfunzioni che vanno analizzate”, come l’aumento degli impieghi a tempo determinato a discapito di quelli a tempo indeterminato, il tasso di disoccupazione giovanile troppo alto, l’elevata percentuale di neet, la bassa partecipazione delle donne al mondo del lavoro.
Insomma, un quadro non proprio roseo che si aggiunge alla già citata contrattura degli investimenti, alle falle del sistema bancario, oppresso dal nodo dei crediti deteriorati, e al mal funzionamento della pubblica amministrazione.
Di squilibri parla anche Massimo Squillante la cui lente di ingrandimento porta il discorso da un livello nazionale ad un più strettamente locale. “Da matematico – dice – guardo agli indici con una certa diffidenza, o meglio, lo faccio con molta attenzione, perché se è vero che la media ci indica tendenze generali, la varianza ci dice tanto altro. Nel nostro Paese la situazione è mediamente migliorata ma sui singoli territori le cose sono andate diversamente. Esistono ancora troppi squilibri non solo tra Nord e Sud ma anche tra aree interne e aree costiere, derivanti da fattori anche di tipo infrastrutturale”. Considerazioni che portano il prorettore dell’Università del Sannio a rilanciare l’allarme emigrazione invitando le istituzione a creare le condizioni affinché i giovani possano rimanere o rientrare nel proprio territorio.
Intervengono anche Alessandro Jazzetti, sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli, Luigi Gallo, responsabile area Innovazione di Invitalia e Serena Angioli, assessore della Regione Campania ai Fondi Europei, Politiche Giovanili, Cooperazione Europea e Bacino Euro-Mediterraneo. Quest’ultima torna ad affrontare il tema della disoccupazione giovanile e dell’emigrazione soprattuto nel Mezzogiorno. “Indicatori a livello nazionale ci dicono che la situazione su questi fronti è migliorata. Sappiamo però bene che, a guardare la situazione da una prospettiva meno larga, non è proprio così. Su giovani ed emigrazione la Regione sta facendo le sue riflessioni. E’ noto, perché il presidente ne ha già parlato, che c’è da parte nostra l’intenzione di avviare un grande piano occupazione per l’inserimento di 50mila giovani qualificati nella pubblica amministrazione. Un modo per sostenere il lavoro ma anche per rilanciare la qualificazione del comparto pubblico. Ne stiamo discutendo con le migliori forze che ci sono sul territorio e speriamo di poterlo far partire quanto prima”.
L’ultima parola è per Stefano Prezioso, ricercatore senior di Svimez. che con la sua analisi sui dati economici, chiude il confronto.

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