Plastic Busters, l’Italia guida il progetto europeo contro la plastica nel Mediterraneo

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di Paola Ciaramella

L’Italia è alla guida di Plastic Busters MPAs, progetto europeo che mira alla tutela delle aree marine protette del Mediterraneo dall’inquinamento da plastica. Di durata quadriennale, il programma è coordinato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e si avvale della responsabilità scientifica dell’Università di Siena; avviato di recente, rappresenta l’evoluzione di Plastic Busters, iniziativa dei ricercatori di ecologia marina ed ecotossicologia ambientale dell’ateneo senese, coordinati da Maria Cristina Fossi, che dal 2012 sono impegnati in azioni di monitoraggio ambientale e attività di sensibilizzazione pubblica e istituzionale sul problema delle microplastiche nel Mare Nostrum, in collaborazione con l’Ispra e con il sostegno dell’Unione per il Mediterraneo (UfM), istituzione intergovernativa che riunisce 43 Paesi. Plastic Busters MPAs – che coinvolge quindici partner provenienti dalla Penisola, da Spagna, Francia, Grecia, Albania, Croazia e Slovenia – ha ricevuto l’approvazione di Interreg Europe, il fondo dell’Unione Europea per lo sviluppo regionale, che lo sosterrà con un finanziamento di oltre 5 milioni di euro; lo scopo è mettere in campo azioni concrete per arginare il fenomeno del marine litter nel Mediterraneo, uno dei mari più colpiti al mondo dai rifiuti plastici – in particolare, nelle aree protette gli impatti sulla fauna marina, comprese le specie in via di estinzione, non sono completamente conosciuti e le misure di prevenzione e mitigazione sono ancora insufficienti. I Paesi coinvolti nel progetto, che sarà realizzato nell’ambito del programma Med-Interreg 2014-2020, lavoreranno con un approccio coordinato per diagnosticare l’impatto delle micro e macroplastiche sulla biodiversità delle aree marine protette, definendo un quadro comune di azioni, politiche e legislazione per la lotta all’inquinamento. Tra gli obiettivi anche la definizione di piano di governance congiunta, per estendere le buone pratiche individuate alle altre aree mediterranee protette.