Mostre, a Santa Maria La Nova “I troni di vita” di Fiamma Zagara

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Taglio del nastro oggi per la mostra “I troni di vita” di Fiamma Zagara nel complesso di Santa Maria La Nova. Per parlare dell’evento Ildenaro.it pubblica, di seguito, il contributo di tre esperti del settore. Si tratta del direttore del complesso di Santa Maria La Nova Giuseppe Reale e di due storiche dell’arte Diana Di Girolamo e Mimma Sardella.

“I periodi storici sono convenzionalmente necessari nella consapevolezza, tuttavia, che al di là degli eventi-soglia resta quel fluttuare del tempo, in cui all’osservatore attento non gli resta che annegare nella concatenazione degli eventi; considerazioni ancor più stringenti sono quelle dettate dalla totale immersione in ciò che è a noi contemporaneo, che ci vede in parte osservatori, ma in fondo totalmente protagonisti di quanto vorremmo osservare con critica distanza. Ogni volta che ci si avventura in uno scrigno di arte e di bellezza – come un sito dall’antica fondazione, qual è appunto il Complesso Monumentale di S. Maria La Nova – questo gioco del tempo nei labirinti degli spazi, attraversati da quel racconto che chiamiamo storico, ci sembra a noi prossimo e, quindi, contemporaneo. L’aurea solennità delle forme forgiate dal tempo, a confronto con segni e policromie dei nostri giorni, non restano mute e sorde al loro contatto; non restano lo scenario impassibile e distaccato di installazioni transitorie, ma, in un dialogo riannodato, ci restituiscono la contemporaneità delle forme ormai accreditate dal tempo, riavviando l’orologio della creatività umana. L’installazione di opere dei nostri giorni non è, dunque, solo un confronto stimolante tra sensibilità e canoni estetici dissimili per contesto e periodizzazione storica, ma ci restituisce uno sguardo immersivo tra passato e futuro, in cui tutto potrebbe ridivenire a noi contemporaneo. Al di là di tutte le opportune considerazioni sui punti nodali e critici di tali profili di sperimentazione, credo che l’ospitalità estetica di opere di artisti dei nostri giorni non sia un gioco a danno dall’austera classicità, una profanazione del velo solenne dell’armonia di un tutto, ma, se nata all’interno di un’animazione culturale, ci riproponga un ulteriore profilo di ingresso nella monumentalità che ci sovrasta.
I Troni di Vita di Fiamma Zagara si inseriscono in questo spazio sacro come un magma eruttivo, denso di colori e di forme plastificate dal tocco creativo, impenetrabili e taglienti per molti aspetti eppure a tratti dotate di rara delicatezza: sono le forme di una realtà magmatica e critica, liquida eppure alla ricerca di approdi, nomadica ed informale come delle migrazioni di popoli, ma capace di riecheggiare gli archetipi dell’umano. Sono Troni orami vuoti di simbologie e gerarchie di autorità, sono spazi dove la libertà ha creato vuoti di regalità, restituendo alla Vita stessa il diritto di troneggiare nella varietà irriproducibile delle espressioni umane; in tal senso, sono poesia della liberazione e crisi della responsabilità individuale, invocando una nobiltà non più fatta di spada e di armature, di gemme e di corone auree, ma sollecitando quel dato primordiale ed unificante che è la nostra stessa presenza alla Vita”.

Giuseppe Reale, direttore La Nova

“Nel suo lungo percorso artistico, la ricerca poetica di Fiamma Zagara si è caratterizzata per aver utilizzato materiali inorganici e di riciclo (legno, iuta, alluminio, polietilene, tubi, fili, smalti, polistirolo catramato, corde) creando visioni di forte impatto estetico ed emotivo.
La forza dei colori primordiali e la plasticità delle forme, che ricordano strutture naturali, sembrano voler riprodurre la vita in tutta la sua pulsante immediatezza e la staticità degli oggetti è messa in vita dalla fusione di elementi fluidi che aspirano a riprodurre con forza dionisiaca la vitalità soggiacente alle cose.
È quasi una forza mistica che si sprigiona da queste opere nelle quali la plasticità si combina con una percezione di movimento, di metamorfosi che sembra quasi alludere alla natura organica di ciò che è vitale.
Il linguaggio di Fiamma Zagara è un linguaggio forte che ha un impatto possente su colui che si accosta all’opera.
Le sue opere non possono lasciare indifferenti per l’intensità dei colori, per l’assoluta originalità delle forme e delle composizioni, per l’energia che da esse traspira.
Con i suoi troni Fiamma Zagara ritorna a Santa Maria La Nova portando nuove e suggestive creazioni in un luogo ove solennità, calma e misticismo si sposano in modo originale con l’intensità della sua opera.
Il trono è in se stesso la rappresentazione iconografica del potere inteso come forza, solennità e legittimità.
Per queste sue caratteristiche il trono si addice a una potestà al tempo stesso materiale e spirituale: non è espressione di pura forma nè tantomeno di arbitrio ma è l’immagine stessa, archetipica, di un potere sacrale e legittimo, sul trono siede il re, l’autorità ecclesiastica e, in alcuni casi, anche l’autorità giudiziaria.
Dal trono non si danno soltanto ordini, ma partono anche esortazioni, magistero morale e, quando è necessario, anche sentenze.
L’interesse che queste opere di Fiamma Zagara hanno in relazione al tema del trono, consiste, appunto, nella fusione tra la funzione statica e solenne di questo simbolo massimo del potere con il linguaggio plastico e fluido proprio di quest’artista.
I troni di Fiamma Zagara inducono nell’osservatore la percezione di qualcosa di transeunte. L’artista, sottilmente, abilmente, quasi in modo oracolare ci sussurra all’orecchio che il potere, nelle cose umane, è sempre passeggero. Il potere dura un giorno.
Ciò che resta è la vitalità costante della natura, la plasticità delle forme, la loro incostante mutevolezza.
Così è evidente, come nelle altre opere di Fiamma Zagara, il suo attento uso dei materiali, la sua capacità di riprodurre la sensazione che anche la materia scorre, quasi volendo alludere al concetto, espresso da Vico nella “Antichissima sapienza degli Italici”, che la natura è moto, si manifesta attraverso forme irregolari e non per linee rette, in altre parole che la natura vivente è storta”.

Diana Di Girolamo, storica dell’arte

“Se fòs in greco significa luce, in latino focus per traslato fuoco come focolare, Fiamma Zagara porta alla luce le immagini concepite nel fuoco dell’ansia creativa che la sostiene per dar loro vita, come testimoni corporei del suo focolare di artista. Così nelle sue opere, bidimensionali eppure corpose come eruttivi bassorilievi, ricompone come antica vestale i frutti della terra, la nostra, devastata dai rifiuti ingombranti che nulla hanno di naturale. Senza germogli sono frutti derelitti. Nelle sue mani i vari elementi: siano essi legno, alluminio, juta, polietilene, tubi, fili, stoffe e ancor’altro, vengono recuperati, assemblati, attorcigliati, distesi pazientemente gli uni sugli altri e ripassati a pennello, intriso di pasta colorata, fino a diventare dipinti e acquistano la dignità demiurgica dell’arte. Con la stessa tecnica, dalla materia a suo modo rimpastata, l’artista crea vere e proprie sculture a tutto tondo, imprimendo un equilibrio frutto della sua ricerca sugli archetipi rivisitati, fatti riemergere da un autentico magma iniziatico, con una passione generatrice assolutamente e fieramente femminile. Fiamma realizza dapprima i grandi cerchi autoportanti che non ruotano eppure alludono fortemente al movimento, poi si rivolge ai prototipi d’auliche forme: sono I TRONI, grandi e magnetici come simboli del potere, seggi e cattedre in attesa di essere occupati dalle “loro maestà”. Di dimensioni reali, si allungano taluni nello schienale anelando l’infinito, vestendosi di turgidi colori. Una “teoria” maestosa che trova ospitalità nello splendido spazio della chiesa di S. Maria la Nova, che più ne esalta i sottesi significati oltre che la loro bellezza”.

Mimma Sardella, storica dell’arte