Imprese, raddoppiano le attività riaperte con soci stranieri dopo la chiusura

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Nel 2018, il 103,6% delle imprese che formalmente hanno chiuso i battenti, hanno riaperto l’attivita’ con “cittadini stranieri”. E’ quanto si legge nell’indagine dell’Associazione Contribuenti Italiani condotta del Centro Studi e Ricerche Sociologiche “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per Contribuenti.it. Secondo una nota dell’associazione, “un fenomeno molto allarmante si sta registrando in Italia” perche’ “crescono a dismisura le societa’ di capitali aventi ‘cittadini stranieri’come soci ed amministratori – in gergo ‘teste di legno’- costituite principalmente per evadere il fisco ed i contributi previdenziali”. In particolare, lo studio ha rilevato che “nel 2018, il 103,6% delle imprese che formalmente hanno chiuso i battenti, hanno riaperto l’attivita’ con cittadini stranieri”. “Nel periodo oggetto di osservazione, le newco straniere costituite sotto forma di srl e spa, societa’ di capitale aventi nella compagine ‘teste di legno’senza alcun reddito ne’ competenze, sono cresciute del 103,6%, pari a 9.826 imprese, mentre le imprese italiane che hanno chiuso i battenti sono state circa 8.635. Il fenomeno – si legge ancora – coinvolge soprattutto extra-comunitari, ed in quota minore i giovani comunitari provenienti dai paesi dell’est, per di piu’ donne o che non trovano sbocco nel mondo del lavoro e che, ignari delle conseguenze, accettano di diventare soci e amministratori di facciata di gente senza scrupoli che cercano di ripulirsi da fallimenti, reati economici o piu’ semplicemente per evadere il fisco e i contributi”. Dall’indagine di Contribuenti.it e’ emerso che “il fenomeno si concentra per lo piu’ nel settore del commercio (34,6%), cui fa seguito quello delle costruzioni (26,3%) e quello dei servizi (20,7%), mentre territorialmente e’ la Lombardia la regione che presenta il maggior numero di aziende condotte da stranieri (17,9% del totale), seguita dal Veneto (14,8%), dal Lazio (14,9%), dalla Toscana (14,7%) e dalla Campania (11,3%)”. “Di fronte a un fenomeno cosi’ crescente – afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – chiediamo che, all’atto dell’apertura della partita iva, l’Agenzia delle Entrate effettui immediatamente i dovuti controlli vietando a chi non ha competenze di svolgere attivita’ d’impresa”.