Microplastiche, un’indagine di MedSkarks e Cnr ne rivela la presenza nei cosmetici

228

di Paola Ciaramella

A dicembre la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla manovra che prevede, a partire dal 2019, la messa al bando dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili e, dal 2020, il divieto di utilizzo delle microplastiche nei cosmetici. Per l’Italia si tratta di un risultato importante nella lotta contro il marine litter, la ‘spazzatura del mare’, raggiunto anche grazie al contributo di MedSharks, associazione impegnata nello studio e nella conservazione dell’ambiente mediterraneo, che sta effettuando un controllo sui cosmetici contenenti microplastiche in vendita nel nostro Paese. Le microplastiche sono particelle inferiori ai 5 millimetri generate dalla frammentazione di oggetti, dall’usura di pneumatici e dal lavaggio di indumenti o realizzate in maniera diretta per vari impieghi, in grado di assorbire gli inquinanti disciolti in mare; a causa delle loro dimensioni piccolissime, vengono ingerite facilmente dagli organismi acquatici, entrando di conseguenza nella catena alimentare. Oggi sono considerate una delle sei emergenze mondiali dell’ambiente; in particolare, il Mediterraneo è tra i mari che ne contiene la concentrazione più alta. Ogni anno fino a 8600 tonnellate di ‘polvere’ di plastica che finiscono nei mari europei deriva proprio dai cosmetici che, pur non essendo la principale fonte di microplastiche in mare, a causa del loro uso frequente e su larga scala contribuiscono in maniera significativa all’inquinamento marino.

A caccia di polietilene
L’indagine di MedSkarks è stata realizzata con il supporto dell’Ismac-Cnr (Istituto per lo studio delle macromolecole) di Biella, dell’Università Roma Tre e dell’Università del Salento e si è concentrata sulla presenza del polietilene (PE), una sostanza che rappresenta – secondo Cosmetics Europe, l’Associazione europea delle industrie cosmetiche – il 94% delle microplastiche contenute nei cosmetici. La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto di sensibilizzazione sui rifiuti marini Clean Sea Life, co-finanziato dalla Commissione Europea, su un campione di trenta profumerie, farmacie, parafarmacie e supermercati in otto regioni della Penisola e ha riguardato 81 prodotti contenenti polietilene commercilizzati da 37 aziende, con prezzi compresi fra i 3 e i 60 euro. “La maggior parte (circa l’80%) è costituita da prodotti da risciacquo: esfolianti per corpo e viso, saponi struccanti e un prodotto antiforfora. Il polietilene è presente anche in creme per donna e per uomo: in metà di questi prodotti, è inserito nelle prime quattro posizioni degli ingredienti, dopo l’acqua”, fa sapere l’Ismac-Cnr di Biella in una nota. L’analisi effettuata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche ha stimato la presenza, in uno dei prodotti esaminati, di ben 750mila frammenti della sostanza in un flacone da 250 ml, per un peso totale di 12 grammi. “Nel corso dell’indagine in questo, come in altri due prodotti, il polietilene è stato sostituito da prodotti naturali quali la perlite”. Nell’attesa che arrivi il 2020, gli enti coinvolti auspicano che lo studio renda i cittadini più consapevoli di questa forma ‘occulta’ di inquinamento, spingendoli a verificare la presenza del polietilene nei cosmetici attraverso la lettura dell’etichetta.

In foto un tratto di mare inquinato