Se la formula è giusta l’esposizione funziona

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“ACCIO“ e il telecomando, ormai dato per disperso in uno di quei buchi neri che si aprono nelle nostre case sovraffollate di umani ed oggetti, improvvisamente si materializza tra le mani dell’invocante. Chi ha detto che la magia è cosa per bambini. Possedere solo per qualche ora la magica bacchetta dalla quale fare sgorgare qualsiasi soluzione ai nostri problemi è ovviamente un sogno, ma almeno vedere questo magnifico oggetto, per avere il quale non c’è carta di credito bastante, si può. Non in Inghilterra, a Parigi o New York. Una metro, funicolare o pulmanino e il gioco è fatto: il magico mondo di Harry Potter è a nostra disposizione. Il museo della Floridiana ospita ancora per qualche giorno una mostra su Harry Potter che oltre a divertire i piccoli, incuriosire gli adulti e far sorridere gli scettici, ci mostra come una volta abbattuti i paletti della reverenza esasperata, del rispetto forzato fino all’immobilità assoluta, i modi per interessare il pubblico ad un esposizione, entusiasmarlo proponendo esperienze emotive, c’è e non offende nessuno. Gli oggetti usati dal maghetto e dai personaggi delle sue avventure sono stati esposti nelle teche nel Museo della Floridiana. Fin qui nulla di straordinario. Interessante è che le teche siano le stesse nelle quali sono esposte anche le porcellane e gli oggetti permanentemente offerti ai visitatori del museo. Un cartellino col disegnino dei segni distintivi di Harry segnala ai visitatori la presenza in alcune bacheche di una maschera, di un cappello, del magico boccino d’oro che lo consacrò agli onori sportivi di Hogwarts. Un entusiasmante percorso durante il quale alcuni dei quadri animati raccontano al pubblico, e dal vivo, le proprie peculiarità magiche. Si ami o meno la saga, la magia ed il genere non c’è che dire: da questa esposizione è facile trarre alcuni suggerimenti per rinnovare la fruizione di ciò che un museo ha da offrire e renderla più adatta ai nostri tempi, ai metodi della comunicazione, e a ciò che i visitatori cercano. Non sono necessari i personaggi in costume se la visita ad un museo resta bloccata ai modi che tutti conosciamo. Che la guida sia vestita con abiti moderni o antichi, che si assista ad un reale corteo o che il quadro diventi un tableau vivant, non conta nulla se la narrazione non riserverà sorprese o provocherà emozione. Il cinema muto non si serve di voci, ma la musica riesce a trasmettere la suspense, il disagio, l’amore. Provoca emozioni. E se qualche autore d’opera d’arte dovesse all’improvviso descrivere l’opera ai visitatori, invece di raccontarla soltanto con voce impostata e parole facilmente rintracciabili sulle didascalie, potrebbe incuriosire ed interessare descrivendo la tecnica pittorica usata o gli sforzi per raggiungere la sfumatura di colore adoperata. Mischiare allegramente esperienze vocali, esecuzioni musicali, quadri parlanti, e gli oggetti di Harry & Company con le preziose porcellane e oggetti della seconda metà dell’Ottocento ha avuto il merito di focalizzare l’attenzione del pubblico anche su oggetti altrimenti non conosciuti. Anche i più refrattari hanno potuto chiedersi se i mobili dell’antica cucina fossero quelli del film o quelli usati da questa “barbosissima duchessa” che però vedicucinavanachelei. Interesse sollevato, lo studio e la competenza verranno forse dopo. La mostra di Harry Potter è stata anche questo: una possibilità di conoscenza in più. E allora: “Incanto Fidelius”! Facciamo tesoro di questo riuscitissimo esempio!