HortExtreme, è italiano l’orto per le future missioni su Marte

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Un orto con quattro varietà di microverdure – raccolte ad uno stadio precoce della maturazione, ma meno giovani dei germogli – garantirà un apporto nutrizionale equilibrato ai cinque astronauti protagonisti della 12esima edizione di Amadee-18, la missione internazionale in programma a febbraio del nuovo anno in Oman, durante la quale l’equipaggio si preparerà a future esplorazioni su Marte. Realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana insieme all’ENEA e all’Università di Milano, nell’ambito dell’esperimento di biologia delle piante HortExtreme, l’orto ‘marziano’ è costituito da un sistema a contenimento di quattro metri quadrati e ospita, tra le varie specie, il radicchio e il cavolo rosso, selezionati perché completano il loro ciclo vitale in quindici giorni circa. La tecnica di coltivazione è idroponica – fuori suolo con riciclo dell’acqua – e non prevede l’utilizzo di pesticidi e agrofarmaci. “Il sistema di coltivazione idroponica che abbiamo messo a punto è del tipo ‘per allagamento’, in cui è presente un grande vassoio con un substrato inerte posto in modo che le piante possano ricevere luce e nutrimento a intervalli regolari modulati da sensori ad hoc che lavorano in tempo reale – ha spiegato Eugenio Benvenuto, responsabile del Laboratorio Biotecnologie dell’ENEA –. Grazie all’ausilio di strumentazione all’avanguardia e di microcamere puntate sulle piante per tutto il periodo di missione, sia gli astronauti che i tecnici e ricercatori dal nostro laboratorio in Casaccia potranno monitorare quotidianamente consumi energetici e parametri di fisiologia vegetale dell’orto marziano, con l’obiettivo di dimostrare la produttività dell’ecosistema nelle condizioni estreme previste nella missione di simulazione. Un progetto che può aprire nuovi orizzonti applicativi per un’alimentazione che abbina alta qualità e alta resa”. “Si tratta di temi cruciali per le missioni finalizzate all’esplorazione umana e con un enorme potenziale di trasferimento a terra delle conoscenze per la risoluzione di problematiche quali la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica – ha dichiarato Gabriele Mascetti, responsabile dell’Unità Volo Umano e Microgravità dell’ASI –. Questo nostro impegno nel settore di ricerca sui sistemi biorigenerativi di supporto alla vita ci fornirà informazioni utili nel nostro percorso verso la realizzazione di missioni di esplorazione umana sul pianeta Marte”.
Già consegnato all’Austrian Space Forum, coordinatore di Amadee-18, il prossimo 15 gennaio l’orto idroponico sarà spedito da Innsbruck al campo base allestito in Oman, nel deserto del Dhofar, scelto come sito della spedizione per alcune caratteristiche che lo rendono simile al Pianeta rosso, come le strutture sedimentarie del Paleocene e dell’Eocene, le cupole saline e le aiuole fluviali, superfici sabbiose e rocciose con grande variabilità nell’inclinazione; nel corso della missione, che prenderà il via il 1° febbraio e durerà quattro settimane, sarà curato dall’astronauta Claudia Kobald.
Saranno diciannove gli esperimenti condotti in Oman, proposti da istituzioni provenienti dal tutto il mondo negli ambiti più diversi, dalle geoscienze alla robotica, dall’ingegneria alla realtà virtuale, fino alle scienze sociali e umanistiche, alle scienze della vita e ai sistemi robotici. HortExtreme non è l’unico progetto italiano coinvolto: a rappresentare il nostro Paese ci saranno anche tre progetti nei settori della realtà virtuale e delle geoscienze a cura della stessa Agenzia Spaziale Italiana, dell’Università di Perugia e dell’organizzazione Mars Planet.

Pa.Ci.