Museo Cam, il direttore interrompe la protesta: incontro in Regione

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in foto Antonio Manfredi, direttore del museo Cam

Intorno alle 16, dopo quasi sette ore di pacifica “occupazione” dell’ufficio del sindaco di Casoria, il direttore del museo Cam Antonio Manfredi ha interrotto la sua protesta. “Sono riuscito ad ottenere un po’ di ascolto e soprattutto un appuntamento in regione per aprire un tavolo e cercare una soluzione per il futuro del museo”, annuncia al telefono all’ANSA, ringraziando anche il sindaco della cittadina campana “che non ha infierito, mi ha portato persino un caffé”, anche se poi sono intervenuti i carabinieri che lo hanno denunciato per interruzione di pubblico servizio e che se non avesse deciso autonomamente di farsi liberare dalle manette che lo tenevano inchiodato ad un termosifone della sala, lo avrebbero dovuto arrestare. “Ho deciso di slegarmi perché mi hanno chiamato il presidente della regione Campania De Luca e il vice presidente del consiglio regionale Tommaso Casilli – racconta Manfredi -. Mi hanno fissato un appuntamento martedì prossimo insieme al sindaco di Casoria e alla Regione Campania per aprire un tavolo per la risoluzione dei problemi del museo”. All’attenzione arrivata dalla regione Campania, sottolinea, si sono aggiunte due richieste di audizione a risposta immediata, arrivate dai verdi e dai cinque stelle campani. “A quel punto ho ritenuto inutile farmi arrestare”. Soddisfatto? “Parzialmente sì – risponde il direttore che qualche anno fa, sempre per chiedere l’attenzione delle istituzioni per il suo museo non esitò a dare fuoco, giorno dopo giorno ad una serie di opere della collezione – Il mio obiettivo oggi era muovere un po’ le acque, sono convinto che tutti insieme, Regione, Comune e le varie forze politiche possano trovare il modo di evitare la chiusura del museo”. Di certo, ribadisce, “dopo 13 anni di militanza, io non ce la faccio più”. Gestire il museo di arte contemporanea di Casoria con i suoi 3 mila metri quadrati di spazi e le 1500 opere della collezione spiega, “costa 25-30 mila euro l’anno senza pagare nessuno stipendio, solo per l’ordinaria manutenzione. Il Museo Madre a Napoli riceve più di 2 milioni di euro l’anno di finanziamenti, noi non siamo molto da meno ma non siamo riconosciuti da nessuno. Dopo 13 anni ci aspettiamo finalmente risposte dalla politica”.