Immacolata, Sepe alla città: Alzate il capo e scrutate l’orizzonte

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Il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe

Napoli alza la testa: questo il messaggio lanciato dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolità di Napoli, in occasione della cerimonia per la Solennità dell’Immacolata a Piazza del Gesù. Ecco di seguito il testo completo del suo discorso alla città:

Un cordiale saluto all’on. Pinotti Ministro della Difesa, al Prefetto Dott.ssa Pagano, al Signor Sindaco, al Questore Dott. De Iesu.
Ai Vigili del Fuoco, a voi cari concittadini e a quanti qui presenti provenienti da fuori Napoli.
Cari Amici,
Oggi celebriamo l’annuale festa dell’Immacolata, che ci fa vivere ancora più intensamente, in senso Mariano, l’attesa del Natale di Cristo, il Verbo incarnato nato da donna per la redenzione e la salvezza dell’umanità.
La celebrazione eucaristica, appena conclusa, è stata perciò il nostro ‘grazie’ al Signore affidato nelle mani di Maria, la Tuttasanta, l’Immacolata che ha avuto in grazia la vita terrena del Figlio.
Ci siamo ora portati tutti ai piedi della Madonna per manifestarle la nostra devozione filiale e implorare la sua protezione. I napoletani amano l’Immacolata perché hanno sempre posto Lei nel cuore della propria vita spirituale. La onorano e le dimostrano una incondizionata fiducia in tutte le vicissitudini della vita. La sentono vicina come la mamma che accompagna con trepida premura i loro passi.
Per fissare però l’immagine della Madonna, posta in cima a questo obelisco, dobbiamo alzare man mano il capo, elevare gli occhi e guardare in alto. E, così, lei ci spinge a sollevare lo sguardo al di sopra delle mediocrità quotidiane, delle insoddisfazioni che ci portiamo nel cuore, delle tante delusioni che ci vengono da una vita non all’altezza dei nostri ideali.
Il suo é un invito forte a non cedere alla passività e alla rassegnazione cui spesso indulgiamo. È un potente richiamo etico a non cadere di fronte alle difficoltà della vita e alle tante contingenze che ci inducono a rinunciare ai nostri sogni.
A lei diciamo il nostro grazie che comunque si incarna nel nostro vissuto quotidiano e spinge ognuno di noi a guardarci intorno, a prendere atto, in maniera più consapevole, della nostra bella e tormentata realtà territoriale.
Napoli in questi anni ha superato immense difficoltà. Da “città dell’immondizia” è tornata ad essere meta ambita di tanti turisti che si affollano per le strade, catturati dalla sua antica magia, protesi sul più bel golfo del mondo. Ma il cammino davanti a noi è ancora lungo. La povertà non tende a diminuire. La nostra gente manifesta evidenti segni di sofferenza, di frustrazione, di rabbia nascosta. Non riesce ancora a beneficiare dei frutti di una annunciata ripresa economica.
Intanto, il male è invadente per cui non si può essere né muti né ciechi e occorre combatterlo. La voce di condanna della chiesa locale si è levata sempre più forte contro il malaffare, la criminalità e contro tutti coloro che, ricorrendo alla violenza o alle illegalità, pugnalano e tradiscono Napoli alle spalle.
Del resto, non possiamo voltare le spalle o girare la testa altrove, ma guardare, nel profondo, alla porzione di realtà che è sotto i nostri occhi e nella quale viviamo.
Ma nessuna denuncia può essere più forte e più efficace di un “atto di amore”, che tutta la chiesa di Napoli si sente di ribadire e riaffermare con rinnovato impegno e determinazione.
Per questi motivi, stando ai piedi della Madonna, vorrei far giungere a tutti un pressante invito a collaborare responsabilmente al bene comune.
Alzate il capo, Istituzioni della città. Avete al vostro fianco tutta la comunità civile e religiosa, pronta a raccogliere un vostro cenno e a rendere disponibili le energie migliori, per creare condizioni di vita più dignitose per tutti, per riavviare un concreto processo di ripresa economica e sociale.
Alzate il capo, giovani in cerca di futuro. La nostra società ha in gran parte deluso le vostre attese. Fate fatica a riconoscervi nei suoi assetti tradizionali. Ma non arrendetevi. Il Vangelo è una buona notizia per tutti gli esclusi e noi continueremo a sostenervi perché possiate trovare nella storia il posto che meritate.
Alzate il capo, voi ragazzi che vivete tra le seduzioni di una camorra che conosce solo violenze e soprusi e non può dare senso alla vostra vita. Non fermatevi alle soluzioni più facili. Sollecitiamo insieme tutti gli organismi per favorire davvero il vostro inserimento nel mondo del lavoro.
Scrutiamo tutti insieme l’orizzonte. Cogliamo le opportunità di sviluppo che pure non mancano nel nostro contesto. Non lasciamoci vincere dalla paura e dalla rassegnazione. Si profilano innanzi a noi degli obiettivi che possiamo cogliere solo se uniti dalla stessa passione per la città, dalla stessa fiducia nel futuro dell’uomo.
Guardare in faccia la realtà significa avere il coraggio di affermare che la città ha bisogno più che mai di ogni sua forza. Ha bisogno in primo luogo dei suoi giovani, della speranza che essi incarnano, del futuro che rappresentano. Un futuro da costruire però sull’oggi, su un presente che non può vederli ai margini.
È a loro che vorrei rivolgermi e, in larga parte, dedicare questo “atto di amore” che la chiesa di Napoli viene a deporre simbolicamente oggi ai piedi dell’Immacolata.
Ai giovani dico:
Napoli è vostra, ma possedetela senza violenza, contrastando chi afferma di amarla e invece ne fa carta straccia. Non cedete alla tentazione di “tirare a campare”, perché colpiti da una rassegnazione senza sbocchi.
Napoli è vostra, ma amatela senza riserve e senza tradirla; amatela come madre dalla quale trarre la linfa della vita e non il sangue della morte.
Napoli è vostra : fatene la ragione dei vostri sogni. Mettetela al centro dei vostri progetti. Non fatele mancare la vostra vitalità, il vostro entusiasmo, la capacità di pensare in grande.
Napoli è vostra : rendete omaggio alla sua straordinaria bellezza e difendetela. Voi siete parte di questa bellezza, perché i giovani, i ragazzi, sono il sorriso di cui ogni città splende, e di cui essa non può fare a meno. Del resto, non esiste solo la città di pietra, ma c’è una città dell’anima viva e palpitante fatta a vostra immagine e somiglianza.
Napoli è vostra. Donatele il vostro impegno. Non tiratevi indietro. Non dite: non mi riguarda. Napoli è innanzitutto un “fatto” vostro e dovete perciò occuparvene a fondo. Troverete molte porte chiuse, ma non arrendetevi.
Napoli è vostra. Donatele la vostra speranza. Senza speranza Napoli è morta. Senza orizzonti il futuro diventa un buco nero e la vita quotidiana solo un affanno. Voi siete gli occhi per guardare avanti e per continuare a raccontare la storia vera di un popolo che ha vissuto e sofferto come pochi altri e che ha saputo prendere di petto la vita. Speranza è la voce, il grido, vorrei dire l’anima stessa di Napoli.
Sappiamo bene che queste consegne che oggi affido a voi, come pastore e padre di questa terra, potranno restare lettera morta se il resto della comunità non viene in vostro aiuto, se non rende praticabile il vostro cammino.
Il discorso riguarda da vicino anche la chiesa che, però, non è rimasta con le mani in mano. Ha cercato anzi di dare un senso più organico al suo impegno. Siamo una chiesa in uscita e abbiamo cercato di spingerci anche oltre chiamando a raccolta, qui a Napoli, tutta la chiesa meridionale per dare una risposta concreta, attraverso progetti possibili, al dramma della disoccupazione giovanile della quale Napoli è, tristemente, una delle capitali riconosciute.
In questo cammino verso la luce del Natale, affidiamo, ancora una volta, la nostra amata Napoli alla Madre Immacolata del nostro Redentore, perché la protegga in ogni momento.
Maria, madre di Gesù e madre di noi tutti, ci accompagnerà nel complesso cammino per rendere Napoli, la nostra città, quel radioso faro di cultura, di fede e di bellezza che è stato in tante stagioni della sua storia.
E ‘A Maronna v’accumpagna!