Area Med, dalle crisi nascono nuove opportunità: a Napoli Atenei alleati per sviluppo

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“Dai momenti di crisi nascono le opportunità per il cambiamento che vogliamo cogliere nel Mediterraneo aprendoci sempre di più alla collaborazione”. Così Paolo Strolin, professore emerito nell’Università Federico II di Napoli, ha lanciato oggi il Mediterranean Workshop 2017. “Oggi – spiega Strolin – cominciamo a lavorare per il progresso del Mediterraneo che rischia di restare schiacciato nel mondo globalizzato. Un lavoro che facciamo a diversi livelli, a cominciare dalle reti di Università Mediterranee e gli atenei della Campania”. Tra i promotori del Workshop ci sono le Università Federico II, l’Orientale, Luigi Vantitelli, del Sannio, l’ateneo di Salerno, l’UNiversità Ecampus e il Cnr Iriss, Istituto di ricerca su Innovazione e Servizi per lo sviluppo diretto da Alfosno Morvillo, la Svimez. Tra i temi al centro del dibattito, la logistica, con la necessità di una formazione più specifica per i nuovi addetti che sia al passo con le innovazioni tecnologiche, ma anche lo sviluppo dei porti del Mediterraneo che, come sottolineato da Michel Foucher studioso della “Fondation Maison des sciences de l’homme” di Parigi, “deve accettare la sfida lanciata dalla Cina con la strategia “One belt, one road” che ha aperto la comptizione tra i porti a livello globale. La Grecia sta reagendo, ma anche i porti italiani devono farlo. Napoli fa bene a provare ad attrarre non solo gli investimenti cinesi, ma anche quelli di tutto l’estremo oriente ma deve ricordarsi che c’è competizione con Palermo, Genova e con l’alleanza dei cinque porti dell’adriatico. C’è spazio per tutti, ma gli investimenti cinesi stanno mettendo molta pressione nella competizione tra i porti”. E anche il ruolo della politica è fondamentale nella due giorni napoletana: “Dobbiamo aprirci – spiega l’assessore regionale Valeria Fascione – a una dimensione più euromediterranea, dobbiamo essere più aperti ai megatrend, in particolare sulla presenza della Cina nel Mediterraneo che viene toccato da vicino dal piano di investimenti cinese. E’ importante che si parta da qui con la diplomazia scientifica che è un fondamentale strumento di unione e di pace oltre a promuovere il business”. E tra i progetti futuribili per l’area c’è anche l’ambiziosa idea di Enzo Siviero, ingegnere e rettore dell’Università E campus: “Stiamo progettando un ponte che unisca la Tunisia alla Sicilia. Sarà un ponte che si appoggerà a isole artificiali e arriverebbe a Mazara del Vallo: sembra difficile ma si può fare, servono cento milioni di euro di investimento. Pensiamo a tratte da 25-30 km di distanza l’una dall’altra, partendo dall’assunto che dalla Tunisia alla Sicilia i fondali sono piuttosto bassi, tranne un tratto di otto km che arriva a 270 metri di profondità, per il resto siamo sui 40-60 metri e quindi le isole artificiali sono fattibili. A fine settembre abbiamo lanciato all’Ordine degli Ingegneri di Tunisi un concorso internazionale di idee per lo sviluppo delle isole artificiali. E’ un momento favorevole visti gli investimenti previsti per la via della seta e anche dalla parte africana che va verso la duplicazione della popolazione e quindi dei commerci. L’idea è di un ponte anche tra la Puglia e l’Albania che chiuda il cerchio: penso a un treno che parte da Città del Capo e arriva a Pechino”.