Banche, la direttiva Bce che non piace all’Italia

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La notizia è destinata a tenere banco almeno fino all’8 dicembre: quando cioè la Bce tirerà le conclusioni sulla nuova direttiva che si occupa di sofferenze. Il provvedimento impone che, a partire dall’1 gennaio, le banche azzerino il valore dei finanziamenti marci entro scadenze stabilite: due anni se non ci sono garanzie e sette se ci sono ipoteche o altri collaterali. La tagliola scatta solo sulle “nuove” sofferenze. Però è forte il dubbio che, vista la vischiosità della materia, finiscano per essere coinvolte situazioni più vecchie. Il provvedimento, finora, ha raccolto, in Italia, solo giudizi negativi. È diffuso, infatti, il timore che le banche, di fronte ai nuovi impegni patrimoniali, blocchino l’erogazione del credito mettendo in difficoltà le imprese (soprattutto le più piccole) e le famiglie perché diventerà più difficile e costoso ottenere un mutuo. Giudizio negativo arriva da parte del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli: “Avevo un ottimismo più rilevante fino a qualche giorno fa”, poi “il mio umore è cambiato quando la Bce ha messo in consultazione un addendum che aggiunge non piccole cose, ma macigni alle ennesime regole sui crediti deteriorati”. Il no alle nuove linee guida arriva anche da Confindustria. “Le imprese sono estremamente preoccupate”, si legge in una nota dove si sottolinea che il provvedimento della Bce “contiene una serie di previsioni e di automatismi che, se confermati, avrebbero un impatto di grande rilievo sui requisiti patrimoniali delle banche, imponendo loro nuovi e onerosi accantonamenti e anche sul mondo delle imprese con una ulteriore, ingiustificata, stretta nell’offerta di credito”.