Diabete, in arrivo la pillola “sugar killer”: un italiano nel team di ricerca

69

“Basta un poco di pillola e lo zucchero va giu”: potrebbe essere questa, invertendo l’ordine dei termini di un noto motivetto cinematografico, la sintesi dei sorprendenti risultati ottenuti dai ricercatori che hanno condotto uno studio internazionale multicentrico sul Sotagliflozin, che si candida a divenire un nuovo e promettente farmaco anti-diabete. Una singola compressa, assumibile per via orale, e’ stata affiancata alla quotidiana e obbligatoria supplementazione di insulina in pazienti affetti da diabete di tipo 1, costretti a vita a queste punture dalla prematura morte delle beta-cellule del loro pancreas, non piu’ in grado di rifornirli autonomamente di questo importante ormone. La speciale pasticca, presa la mattina a colazione, si e’ rivelata capace di tenere a bada il glucosio nel sangue e di conservare la propria efficacia pur con un minore apporto di insulina. Un dato significativo per la qualita’ della vita di pazienti cronici che soffrono spesso, nonostante l’assunzione giornaliera dell’ormone, di sbalzi nei livelli glicemici. Il trial clinico di fase 3 e’ durato 24 settimane e vi hanno preso parte 1.402 soggetti con diabete di tipo 1, reclutati da 133 centri di ricerca dislocati in 19 Paesi del mondo. Gli esiti, pubblicati oggi sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine e appena presentati al Congresso Europeo sul diabete (Easd) in corso a Lisbona, vedono tra i maggiori principal investigator coinvolti il professor Paolo Pozzilli, Ordinario di Endocrinologia e Malattie Metaboliche presso l’Universita’ Campus Bio-Medico di Roma (Ucbm). “La sperimentazione – spiega il docente – ha accertato che questo nuovo farmaco, che fa parte della classe dei cosiddetti inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale, consentendone l’eliminazione attraverso le urine, e’ in grado di ridurre il suo assorbimento anche a livello intestinale. I pazienti che hanno partecipato al trial clinico, grazie all’assunzione di questa compressa hanno registrato una significativa riduzione del fabbisogno insulinico e un notevole miglioramento nei livelli dell’emoglobina glicata, che e’ indice di buon controllo del metabolismo: in particolare, il farmaco e’ riuscito ad abbassare la loro glicemia e a mantenerla stabile nonostante, nel contempo, fosse stato ridotto loro l’apporto d’insulina”.