Leonardo, è l’ora delle scelte radicali

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di Giuseppe Terracciano
Segretario Generale Fim Campania

Dopo l’avvicendamento al vertice, da Moretti a Profumo, le basi, condivisibili, che erano state prospettate per il rilancio (qualità del prodotto; sviluppo delle tecnologie; posizionamento sul mercato e politiche di alleanza; supporto del governo nelle politiche commerciali e di investimento) sono ancora ferme al palo. Mentre continua il calo di ordini e portafoglio. Questo desta molta preoccupazione, perchè si naviga ancora a vista, senza una visione strategica dell’assetto industriale. Non si riesce a comprendere quali siano le strategie di prodotto, le politiche di mercato, il piano di investimenti per l’aggiornamento dei prodotti esistenti e quelli futuri, le alleanze a livello europeo.
Pur apprezzando i segnali quali la partecipazione ai “Saloni” per sostenere e rendere visibili i prodotti, gli stessi sono limitati ed insufficienti e la sensazione, diffusa, è di grande incertezza, neppure cogliendosi ancora la presenza di quel necessario legame tra Governo e Ministero del Tesoro che è indispensabile per sostenere le nostre aziende e Leonardo in particolare; quasi che ci sia disdicevole parlare di Difesa. Un settore che assicura lavoro a 50 mila addetti.
La FIM della Campania è preoccupata perché i programmi della divisione Aerostrutture sono in contrazione, con scelte penalizzanti e fortemente limitative, nonostante, negli anni scorsi, con senso di responsabilità, il sindacato abbia contrattato ridimensionamenti e ammortizzatori sociali per adeguare le strutture produttive agli standard mondiali della competitività.
Certo è stato necessario accettare processi di ristrutturazione, riduzioni di organico, accordi anche penalizzanti per i diritti maturati, perché questo ha consentito di reggere l’onda d’urto della globalizzazione ma è giunta l’ora di fare uno scatto in avanti, per non disperdere quel grande patrimonio di competenze e capacità acquisite in anni di successi industriali, per questo un sindacato come il nostro, che ha fatto una scelta autenticamente riformista non lo può consentire.
Non possiamo più aspettare, non possiamo più assistere, passivi, il Governo deve intervenire sulle scelte industriali di prospettiva, che sono quelle che debbono garantire un futuro alle nuove generazioni; non intendiamo accettare spezzatini di vario genere per fare cassa o per accontentare questa o quella lobby.
Abbiamo perso il treno delle alleanze europee, mentre assistiamo inerti al rafforzamento dell’asse franco-tedesco, che, se non contrastato, ci condurrà a dipendere dalle decisioni altrui. Dobbiamo mantenere un doppio binario, sviluppando una politica di accordi che ci mantenga nel mercato europeo ma, nello stesso tempo, ci veda partecipi anche in programmi degli USA e non solo, con decisioni politiche che vedano nel Sistema Difesa nazionale il primo utilizzatore e quindi sponsor della qualità dei nostri prodotti.
Dobbiamo essere realisti: fare tesoro sia dell’esperienza fallimentare di Atitech e del sogno di realizzare il polo delle manutenzioni a Napoli che avrebbe dato una nuova prospettiva di sviluppo e di occupazione. Era un sogno dell’ex Finmeccanica.
Così come dobbiamo fare tesoro delle decisioni francesi che hanno messo una barriera a Fincantieri, contraddicendo l’idea stessa di Europa e di libero mercato, riportando in auge nazionalismi fuori del tempo solo per ragioni di politica interna. A questo dobbiamo ragionare con decisione, con fatti concreti.
Pur apprezzando la decisione di Leonardo di rispettare quanto scritto nell’accordo sindacale in merito al rientro dei 178 lavoratori in Leonardo, ci attendiamo che, dopo un periodo di assestamento che è durato più che a sufficienza, il nuovo amministratore delegato riprenda il bandolo della matassa e cominci a realizzare quanto promesso all’atto dell’insediamento.
Il tempo e la pazienza sono in via di esaurimento e la ripresa autunnale, senza segnali chiari e concreti sule prospettive, potrebbe essere molto calda.